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Battacchi descrive in modo conciso ed efficace i risultati di decennali ricerche postfreudiane: Super-Io= senso di colpa, Ideale dell'Io=(senso di) vergogna. Il che funge da trampolino di lancio per riflessioni ancora più ardite. La psicologia dinamica ha spesso cercato d'interpretare i capitoli iniziali della Bibbia, la vicenda d'Adamo ed Eva non può non prestarsi a simili tentativi. Contro ogni forma convenziale d'esegesi, in Genesi 3 il cosiddetto evento del peccato originale non mostra alcun riferimento al sentimento di colpa. Viceversa, è onnipresente il senso di vergogna. "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi" (Gn 3, 7a): nudi della Grazia divina, privi del teomorfismo che agognavano al punto da cedere alla tentazione di godere del suo scimmiottamento offerto loro dal serpente, il quale infatti gl'aveva promesso di diventare non Dio tout court, bensì "come" Dio. Non provano sensi di colpa o di responsabilità: scoprono, "conoscono", diventano coscienti d'essere inferiori alle loro aspettative, desideri e speranze, e perciò se ne vergognano. Il racconto biblico è rigoroso nel tratteggiare i tre tipi di vergogna, pudore e imbarazzo che Adamo ed Eva si trovano via via a vivere e che cercano di riparare: verso la propria singola immagine (Gn 3, 7b: "intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture"); verso la realtà circostante, ambientale, esterna (Gn 3, 9: "si nascosero [...] in mezzo agli alberi del giardino"); infine verso l'assenza della diviniformità in sé e per sé, tanto che stavolta è Dio stesso a dover fornire loro un rimedio (Gn 3, 21: "Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì"). Teologi e filosofi parlano di: 1) automachìa [fra sé e sé, come creatura], 2) eco-sociomachìa [fra sé e l'altro/a/i, come Creato], 3) teomachìa [fra sé e l'Assoluto, come Creatore]. Ma il vero enigma è Gn 3, 24, coi cherubini posti ad oriente del giardino di Eden per ostacolare la via all'albero della vita. Tilt.
Molto interessante per gli specialisti che vogliano ritrovare le tracce della vergogna e del senso di colpa nella narrativa. I testi scelti (su tutti, Dostoevskij, Kafka, Primo Levi) sono riassunti ed analizzati con acume e precisione. Utile anche a chi è preso dall'ansia provocata da questi due nocivi stati d'animo: non è un manuale di autoterapia, ma può servire a diagnosticare il proprio disagio psichico e fare così il primo passo per il suo superamento.
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