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Anno edizione: 2017
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"Solo gli isolati cercano la verità e rompono con chiunque non la ami abbastanza". Nessuna arroganza in questa splendida frase suggerita da un personaggio del Zivago di Pasternak, ma la più alta constatazione che chi sente nel cuore il fuoco di una verità storica e politica costantemente sfilacciate, ferite dal tacco appuntito del potere, messe alle corde, offese, ingiuriate, non può che prendere atto, scrive Fortini, "dell'imperfetta collocazione della solitudine nella comunità umana". Un libro definitivo questo, libertà e costrizione agganciate in pagine di critica e diaristica magnifiche. Ridare dignità alla cultura, alla scrittura per aprire a una vera, incisiva comunicazione, scuotere, svegliare le coscienze, ma da un asse di sincerità ineludibile; lo scrittore non impegnato resta un ospite povero nel grande universo del sensibile umanistico, bestia scansata e irrisa nel cammino dell'autentico sogno sociale. Un potere che seleziona il lessico è, anche nelle democrazie più passabili, il taglio delle vene nel corpo di una condivisione comune, il tramonto di ogni garanzia di bellezza, grandezza, progresso umano. Non sembra l'oggi tutto questo? Quanta distanza di tempo separa la forza delle riflessioni quando le analogie, i richiami e i livelli di confronto permangono dentro le pagine come un semplice allungo di frasi che paiono scritte da pochissimo? Nessuna. E' questa la potenza di un libro, lasciare intatta la custodia del vero. Se non si sguaina "la poesia come una spada" neanche mezzo schiaffo può iniziare a far barcollare le guance d'acciaio del potere, la sua sete di controllo, i cumuli di miseria scambiata per privilegio. Fortini sta inevitabilmente coi poeti, è la posizione più chiara, più esposta, più lacerante e romantica, ma è quella giusta, l'unica, l'assoluta. Un volume che è una dispensa di ricchezza e rabbia civile: "Solo dove non opprimiamo né sfruttiamo noi stessi e gli altri abitano le forze capaci di non farci perdere la vita".
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