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"Se devo essere sincero... se devo proprio, allora, guardi, quello che colpiva di più, in Caffa, quello che davvero spiccava, che saltava subito agli occhi con evidenza, che notavano tutti, del resto - era il lamento, il suo lamentarsi, le sue lagne generalizzate su tutto e su tutti..."
Uno dei lati piacevoli della lettura è il rapporto quasi transferale che si instaura con l'autore di un libro che amiamo. Se poi il lettore è a sua volta scrittore, diventa irresistibile la tentazione di creare un'opera che appartenga in un certo modo a entrambi, in cui l'autore amato assume il ruolo del protagonista, e l'omaggio colto e raffinato innesca un processo di approfondimento psicologico dai contorni inevitabilmente proiettivi. Franz Kafka è tra gli autori che maggiormente hanno acceso fantasie letterarie: citiamo almeno Pietro Citati e David Grossmann fra coloro che hanno preceduto Alessandro Banda nella ricerca di un "loro" Kafka, attraverso il quale poter illuminare anche parti ignote e difese di sé.
Quarantenne altoatesino con all'attivo, finora, un libro di racconti, Alessandro Banda in "La verità sul caso Caffa" con un balzo di un secolo ha fatto reincarnare lo scrittore praghese in un misconosciuto Franz Caffa, diventato autore di culto soltanto dopo morto, a metà del secolo XXI, al quale viene dedicato un libro contenente interviste con i suoi parenti, amici, colleghi ed ex fidanzate superstiti, per "ricostruire con esattezza la vita, il carattere, non osando affrontarne compiutamente l'opera da un punto di vista critico".
Ne nasce un ritratto impietoso: tutti affermano di ammirarlo, ma poi quello che ricordano sono soprattutto le debolezze caratteriali, da disadattato.
Ma Banda non si ferma qui. Domandandosi su quali argomenti il "suo" Kafka avrebbe scritto, se fosse vissuto nel terzo millennio, inserisce qualche breve racconto inedito: uno, ad esempio, sui micidiali effetti di dentifrici tanto abbaglianti da causare incidenti automobilistici a catena. Un divertissement un po' crudele ma nello stesso tempo affettuoso, che lascia baluginare il genio kafkiano tra le fessure delle sue nevrosi.
A cura di Wuz.it
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