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1948. Il Paese è diviso, inquieto, le ferite della guerra non sono ancora sanate, e il commissario De Luca è di nuovo a caccia. Tra le elezioni politiche infuocate di aprile e l'esaltazione estiva per le vittorie di Bartali al Tour de France, si ritrova per le mani un nuovo caso. Un omicidio che qualcuno vorrebbe archiviare troppo in fretta.
– Alla centrale hanno preso la chiamata di una donna disperata che urlava che avevano ammazzato Ermes in via delle Oche numero 23. Lo sapete cosa c’è in via delle Oche 23?
De Luca annuí, rapido.
– Sí, un bordello.
– Via delle Oche è tutta un bordello e poi, è vero… ve l’avevo detto io, prima.
Ma bisogna che queste cose ve le impariate da voi, commissario, ora che state alla Buoncostume. Bologna è piena di bordelli e adesso sono tutti vostri.
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Corre l’anno 1948 ed è tempo di elezioni, le seconde nell’Italia del dopoguerra, con due contendenti contrapposti (la Democrazia Cristiana, con le destre, e il Fronte Popolare, cioè Partito Comunista e Partito Socialista) che si combattono con colpi proibiti, e non solo con motti, a volte anche spiritosi, ma menando pure le mani. In questo contesto si muove il commissario, anzi il vicecommissario De Luca, al suo rientro dopo essere riuscito a evitare la vendetta dei partigiani, ma costretto, suo malgrado, a iniziare una seconda gavetta. Fra tutti i dispiaceri di questa situazione vi è anche la sezione a cui è stato assegnato, non la omicidi, ma la buoncostume. Peraltro, proprio in una casa chiusa in Via delle Oche viene ritrovato un giovane - lì occupato come tuttofare – impiccato, ma non è suicidio, anche se in Questura vogliono chiudere il caso escludendo l’omicidio. De Luca non ci sta, si occupa dell’indagine, più che mai convinto di trovarsi di fronte a un assassinio, tanto più che a questo ne seguono altri. Fra uno sciopero e l’altro, fra movimenti di piazza anche violenti, si dipana la vicenda che potrebbe essere molto interessante visto che sul palcoscenico del crimine si muovono i politici, dell’una e dell’altra fazione, ma queste continue ingerenze non sono rese al meglio e di conseguenza Lucarelli ha perso l’occasione per fustigare a dovere individui corrotti che aspirano tuttavia a cariche pubbliche. E’ inutile che dica che De Luca arriverà alla soluzione, fra mille difficoltà e reiterate minacce, ma la conclusione è amara, perché i politici prenderanno l’occasione per vendicarsi, con ogni probabilità sottoponendo a processo il vicecommissario per i suoi trascorsi alla Sezione politica della polizia durante la Repubblica Sociale Italiana. Si legge Via delle Oche, ma spiace veramente che la mano di Lucarelli su questi manovratori dietro le quinte sia stata un po’ frettolosa.
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