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Un libricino scritto negli anni Trenta a metà tra saggio, diario di viaggio, appunti e riflessioni filosofiche sul concetto di viaggio e la sua evoluzione negli ultimi secoli. Acquistato per la curiosità sul tema ma non mi ha lasciato molto al di là di qualche frase e qualche spunto interessante. Per come è strutturato è la tipologia di libro che si potrebbe leggere aprendo un capitolo in maniera casuale e lasciandosi guidare.
Un’analisi originale e disincantata del fenomeno del viaggiare nella società attuale, in cui si incontrano il punto di vista storico, filosofico, psicologico e sociologico. Riflessioni a ruota libera, veloci, lucide, ironiche sul viaggio e i viaggiatori: l'antropo-geografia vista sotto l'angolatura della valigia, con un po' di snobismo, ma anche con simpatia per chi parte. «Quando si torna, è la terra che si è rimpicciolita o siamo noi a essere cresciuti?» si chiede l'autore. Perché il viaggio, quello vero, comporta sempre un cambiamento e mette una distanza fra il sé di prima e quello del dopo.
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