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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2011
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Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.
«Viaggio al termine della notte è un libro che ho riletto più volte nel corso della vita e che ho regalato a tantissime persone. Qualche volta addirittura sono andata a sfogliarlo come libro delle risposte e l’ho interrogato, per capire me, per sapere qualcosa in più su quello che mi stava succedendo quindi è un libro che genera interrogativi e su cui ritorno sempre. In genere non amo rileggere, è molto difficile che io rilegga un libro, ma quello con Viaggio al termine della notte è un viaggio mai concluso, un viaggio che continua e che ho piacere a far continuare il più possibile.» - Viola Ardone per la rubrica Libro Cult! di Maremosso
A novant'anni dalla sua pubblicazione e a oltre sessanta dalla morte dell'autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo. Oggi il Viaggio, nella traduzione ormai classica di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l'intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
capolavoro della letteratura, da leggere assolutamente, certamente non facile, spigoloso e profondo ma lascia il segno
“Quando saremo sull’orlo del precipizio dovremo mica fare i furbi noialtri, ma non bisognerà nemmeno dimenticare, bisognerà raccontare tutto senza cambiare una parola, di quel che si è visto di più schifoso negli uomini e poi tirar le cuoia e poi sprofondare”. Esplode nell’annus mirabilis della letteratura 1932, come uno shrapnel in un cielo fosco, il primo romanzo di Celine, che doveva cambiare per sempre il modo di scrivere. Autobiografico e onirico, condito di riflessioni su tutto e di tutto a ogni pagina, tragico e comico, è il libro che costituisce meglio di ogni altro la colonna sonora del Novecento. Accolto come un miracolo all’inizio – quella megera della de Beauvoir, predatrice sessuale e pedofila conclamata, raccontava che lei e il suo amichetto Jean-Paul ne impararono intere pagine a memoria, salvo poi affrettarsi a saltare sul carro di tutti quelli che nel secondo dopoguerra sputavano su Celine dicendo che “si era capito subito che era un fascista…”, lui che al massimo a volergli dare un'etichetta era un anarchico nichilista... Un libro che tiene svegli, angoscia e fa ridere allo stesso tempo; difficilmente leggibile per i non madrelingua francese nella versione originale per l’uso della lingua verde mescolata al più puro accademismo “a la Bourget” come constatava sconsolato lo stesso Ferdinand. Più esistenzialista degli esistenzialisti (la notte, la morte che giustificano ogni azione umana), la confessione (attraverso lo sdoppiamento dell’io narrante nel suo avatar se possibile ancora peggiore, Robinson) di una disperazione, di una rassegnazione, di un odio per l’umanità meschina, di un sogno nascosto nel servizio degli ultimi. Un capolavoro senza tempo.
Romanzo non facile, unico. Catalogarlo è quasi impossibile, ora sarcastico, ora pessimista, ora feroce, ora di una poesia nascosta ma dolcissima. Attraverso pagine spesso di non facile lettura Celine narra il Secolo con un senso profetico e pessimista quasi impressionante. Una lettura necessaria per tutti quelli che vogliono capire e ragionare sul senso ( spesso inutile ) della vita.
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