La ricerca che qui di seguito si sviluppa intende concentrarsi ed articolarsi sulla enigmatica e sfingea figura di Victor De Sabata, compositore e direttore d’orchestra italiano riconosciuto dalla critica e dal pubblico internazionale tra i maggiori del Novecento ma , nondimeno, misteriosamente negletto da parte della maggioranza della storiografia musicologica e dalla cultura contemporanea in generale, almeno fino ad oggi, quando pare manifestarsi una doverosa e legittima riscoperta della sua unica personalità, soprattutto per quanto riguarda l’eredità compositiva. Egl8i fu direttore d’orchestra d’eccezione, dotato di strabilianti capacità tecniche e di prepotente magnetismo, in grado di rivaleggiare con (e secondo molti, addirittura sopravanzare) “l’avversario principale dellla sua epoca, il “mito” Arturo Toscanini. Alla carriera direttoriale, che lo ha portato a dirigere le più prestigiose orchestre internazionali ( e ad incidere nell’anno 1939 con l’orchestra dei Berliner Phiharmoniker nell’ Alte Jakobstrasse Studio di Berlino dei dischi che ancora oggi rimangono di riferimento), ha da sempre affiancato (anzi, ha iniziato soprattutto con ) la composizione, svolta con maniacale perfezionismo e finissima mano e improntata, almeno agli inizi, alle matrici del pensiero musicale, post-romantico di Richard Strauss, Busoni, Ravel e Debussy In tempi recenti il nome di de Sabata è tornato a circolare nella cultura contemporanea, non solo italiana, grazie al lavoro di riscoperta, parallelo a questo testo, volto a recuperare la produzione musicale del grande triestino, senza anche dimenticare, su un versante meno tecnico, l’ormai nota e pubblica vicenda che ha unito il direttore e l’attrice di Effetto Notte Valentina Cortese, acerbo fiore nella sua gioventù, con cui Victor ha profumato alcuni passi del suo cammino di vita.
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