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Anno edizione: 2021
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Una giovane donna viene ritrovata morta in un parco invaso di neve, al centro di Milano. Accanto al suo corpo quello di un barbone. La bellezza inaccessibile presa di forza. Il caso è chiuso. Perché Milano ha fretta, Milano agisce e risolve. Il problema è che Marina Novembre è tornata in città, e a lei i pezzi che non si incastrano, i fuori posto, le conclusioni accelerate le fanno bruciare le nocche delle mani. Con una voce sfrontata, Claudia Maria Bertola ci parla della facilità di giudizio, delle vere possibilità che riserviamo agli ultimi in una città come ce ne sono milioni, in cui la fretta di vedere accorcia la vista. Claudia Maria Bertola è una scrittrice vera. Leggetela.
Ci sono autori che prediligono certe città dove ambientare le loro storie. La loro città di elezione, non necessariamente quella natale, comunque è quell’abitato, e la collettività annessa che, per motivi vari, toni, colori e atmosfere proprie, li intriga maggiormente, ne sono naturalmente attratti, se ne sentono profondamente pervasi. La città a loro racconta e a loro si racconta, gli autori ne riportano la voce nelle loro storie, al punto che ne fanno spesso non la sola location, ma la protagonista effettiva del romanzo, stabilmente presente sullo sfondo del narrato, e con quello partecipe e scambievole. Insieme naturalmente con i suoi abitanti, che vengono alla nostra osservazione esattamente così come sono, e cioè plasmati dalla loro città e dalla vita in lei, che ne influenza con incisività crescita ed evoluzione personale. Milano è la vera protagonista assoluta di questo bel libro “Vieni come sei” di Claudia Maria Bertola; già solo il titolo è indicativo, sottolinea ben altro: la scrittrice è una signora di alta classe che qui discorre di una città a lei analoga per caratteristiche. Milano è città, e regione, di un livello eccelso, e come tale accoglie tutti, il ricco ed il povero, il grande imprenditore affermato, quello rampante in divenire, l’anonimo delivery che macina chilometri e tutto osserva senza parere, il clochard fuori di testa, il poeta ed il contadino, ognuno vi nasce e vi giunge così come è, viene come è, nella sua peculiare essenza, e poi la città li assorbe, li cura, li trasforma, li plasma, li restituisce a sé con altri aspetti, altre sembianze, mantenendone però i tratti peculiari, secondo un’alchimia ed un intendimento noti a lei sola. Una narrazione redatta con rigore scientifico e letterale introspezione ipnotica, perciò resoconto pragmatico ma incantatore, un romanzo che è una droga, può risultare rasserenante e tranquillizzante quanto euforizzante e terribilmente dissennante. Indaga Marina Novembre, come dire il mare in autunno.
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