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I vecchi e il male Ancora una volta la letteratura, quella vera e che spesso si nasconde tra i nomi di chi non vende, purtroppo, migliaia di copie, si fa profetica. Perché chi è sensibile e fa esperienza degli avvenimenti, chi legge con le vere pupille, quelle del cuore, chi sa ascoltare con partecipazione quasi carnale e vive autenticamente le storie apparentemente minime, può predire il futuro. Questo libro ne è testimonianza, soprattutto oggi in tempi di Coronavirus. Finito di stampare nel gennaio del 2020, e pertanto scritto almeno lo scorso anno, questo romanzo si presenta come un diario sui generis, in cui il vecchio Giuseppe alterna pagine, che scorrono in un tempo fuori dal tempo, dove ieri, oggi e domani diventano date del ricordo, dell'amara consapevolezza e della fioca speranza. Un tempo sospeso e assente è quello che aleggia in "Villa Sorriso", uno di quei tritacarne nei quali vogliamo nascondere, attraverso nomi rassicuranti, gli ospizi, le discariche dei vecchi, i depositi di un'umanita "scaduta" perché oggi se non sei giovane ed efficiente devi essere solo rottamato. Ma con un autoinganno dobbiamo fingere di credere che questi posti siano accoglienti, caldi, sorridenti. E spesso, per motivi vari e diversi, pensiamo che lo siano, anche per i loro costi, non proprio economici. Invece sono solo luoghi dell'abbandono e della solitudine, del rimpianto e della mortificazione, della speculazione e della violenza, che si mescolano all'odore acre di feci e medicine, di disinfettanti e brodaglie. D. Pisano anche questa volta con lo stile, che lo connota, mescolando feroce realismo ad intenso lirismo, ci restituisce un'immagine dolente della vecchiaia, che è orribile anche senza la peste bubbinica del coronavirus. È un libro davvero intenso, che letto in questi giorni di mielosi tiggì pieni di nonnine e case di riposo zeppe di bare fa riflettere ancora di più sul virus più tenace e pericoloso che esiste, quello dell'ipocrisia e della dignità umiliata e offesa.
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