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2009 - Nastri d'Argento Miglior Attrice Protagonista Mezzogiorno Giovanna
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Marco Bellocchio è uno dei maestri del nostro cinema, e le sue opere sono sempre spettacolari. "Vincere", è il racconto della lotta di una delle mogli di Mussolini, per il suo riconoscimento. Questo film è poesia liquida, le immagini hanno una grandissima forza comunicativa, così come grande è la professionalità dei 2 attori protagonisti: Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi
Furente è il primo aggettivo che m'è venuto in mente sui titoli di coda. Echi de i pugni in tasca e de l'ora di religione, prima per l'ambiguità e la dolorosa sofferenza interiore dei personaggi, poi per la forza con cui questi esplodono, rivendicando al mondo il proprio status. Lontano dall'essere un film storico, ma molto più vicino ad un grido di dolore che, all'interno di un regime totalitario, riverbera come un tuono, fragoroso, in una giornata plumbea.
Pellicola che io definirei cine-film perché costruito in modo da rendere l'idea del privato attraverso il pubblico cioè attraverso i filmati dell'epoca in un rapporto finzione/verità estremamente originale. Se nella prima parte il personaggio principale è la passione tra i due, una passione erotica dagli slanci animaleschi in cui Bellocchio rende in maniera forte e chiara l'istinto di sopraffazione dell'uno e l'adorazione incondizionata dell'altra, i quali si compenetrano in un vortice davvero affascinante, nella seconda il punto di vista si sposta su di lei, su Ida, che grida a gran voce la sua esistenza e quella di suo figlio fino ad essere rapita e richiusa in un manicomio dove passerà lunghi anni di oblio. Non sto a raccontare i dettagli di tale oblio perché sarebbe delittuoso. Sono dettagli che vanno vissuti insieme alla protagonista, bravissima come Timi. Meriterebbero entrambi la Palma d'Oro così come questo gioiello dai colori lividi, bui che sanno trasfigurare volti che sembrano uscire prepotentemente da quei filmati in un fiume senza tempo: il fiume dell'orgoglio e della tenacia. L'orgoglio e la tenacia di Ida Dalser.
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