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E' un libro con una personalità molto forte e si presta quindi a qualsiasi giudizio: da illeggibile a bellissimo. Un libro di un umorismo malinconico con molti spunti morali e politici. Da leggere a piccole dosi
Mi ha preso subito la mano. Mi piace il modo di scrivere della Vallorani. Libro divertente, ma che classifico solo come sufficiente: il finale mi ha delusa...
Una volta mia sorella mi ha insegnato a fare dei cestini di ramoscelli intrecciati con essenze diverse. Quando il cestino ha assunto la sua forma definitiva aveva delle parti morbide e delle parti secche. Questo libro è un intreccio di storie diverse, un po' morbide e un po' rigide, come di universi poco rispettosi delle regole del parallelismo, in cui i personaggi che sono fantasmi o angeli o spiriti si mescolano di continuo con personaggi concreti che sono una netturbina investigatrice, un medico extracomunitario, un paralitico acido umorista e una bellissima ragazzina coi roller che scorrazza per Pasteur, un quartiere di Milano gemellato con il Belleville di Parigi. Muoversi in questo intrico di piani di esistenza è stato davvero difficile, anche se per fortuna si fa amicizia presto con questi personaggi sgangherati (mia sorella, che è pedante vuole che io conosca l'etimologia delle parole, che poi è il loro vero peso specifico). Sgangherati perché fuori dai gangheri, cioè dagli appoggi solidi, i cardini, in cui una porta si apre e si chiude, sgangherati perché fuori dagli appoggi sociali, davvero davvero emarginati, in una comunità ai bordi di un mondo che non li riconosce, nemmeno se li vede un sacco di volte. In questo libro non si muore, chi viene ucciso rimane al fianco dei propri amici, a consigliare, a rompere, a disturbare e a dare affetto. Proprio una bella storia bislacca.
Recensioni
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