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Questo libro, in parte autobiografico, mette in luce le contraddizioni del miracolo economico italiano, le dinamiche aberranti che muovevano (e tuttora muovono) il mondo del lavoro, le relazioni tra le persone, la stessa politica. Il protagonista è un giovane di provincia che raggiunge la Milano del boom economico con lo scopo di vendicare i morti di un incidente in miniera, facendo saltare in aria il grattacielo in cui si trovano gli uffici della direzione e i veri responsabili dell’accaduto. Eppure, nonostante questo desiderio di sovvertire il sistema, per sopravvivere nella grande città egli finisce col cedere all’ansia produttivistica, e si scopre imbrigliato negli stessi meccanismi che vuole annientare: quelli per cui non conta cosa fai, come lo fai o per quale fine, ma soltanto dove sei capace di arrivare e per quanto tempo sei in grado di rimanerci. Come moltissimi altri intellettuali della fine del Novecento, Bianciardi tenta di metterci in guardia da certe logiche consumistiche, alienanti e spersonalizzanti, e lo fa attraverso una scrittura originale, fuori dagli schemi, anarchica… ma purtroppo la sua voce - e quella di tanti altri - non abbiamo saputo o voluto ascoltarla.
Ho letto questo libro per un esame di letteratura italiana contemporanea. Ero un po’ scettica, perché onestamente non avevo mai sentito il nome di Bianciardi prima di allora. Poi ho iniziato a leggerlo e questo libro mi ha cambiato la vita. Leggerlo, anche se si tratta di anni che dovrebbero essere abbastanza ‘superati’, porta ad una realtà che viviamo ancora oggi e Bianciardi riesce a farlo con un’ironia e un sarcasmo eccezionali. La mia lettura preferita del 2022 è proprio questa.
Mi fa strano aver scoperto questo libro passati i 40.un capolavoro del genere andava letto prima.comunque sia potente.dapprima rivoluzionario,via via sempre più rassegnato.attualussimo anche nella disamina di città come Milano.ho recuperato anche il film,bello anche.C'e' Freud, c'è Marcuse,ma spiegati come lo si spiegherebbe a un bambino.Fantastico!
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