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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2009
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Ambientato in un’isola, il romanzo manca degli immensi spazi aperti e dell’ampio respiro a cui Conrad ci ha abituato con le sue narrazioni di mare. Con un finale un po’ convulso, è comunque linguisticamente ricco e si legge con piacere tranne nei tratti in cui scivola in un melenso sentimentalismo ottocentesco, quanto di più lontano dalla sensibilità dell’Autore.
Un racconto sulla virilità, presunta. Nel romanzo di Conrad ogni uomo è una rappresentazione possibile dell'uomo virile così come viene preteso: lo stoico, l'intemperante, il misogino, il bestiale, il galantuomo. Donne, poche. Donne di bassissima condizione. Uno spasso da orchestrina, una; la moglie silenziosa e rimessa di un uomo violento e padrone, la seconda. Le due donne, vittime pressoché totali dell'esistenza datagli in sorte, e la seconda in particolar modo, muovendosi poco, facendo pochissimo, muovono più cose di tutti gli altri messi assieme: la loro vita, la morte in tutte le sue occasioni di manifestazione. Sono il destino, le donne, che Heyst infine abbraccia e che il Capo rinnega, già troppo morto, lui come gli altri personaggi Heyst compreso, per permettere che lei possa continuare a esserci per qualcun altro, lei: la Vita, Alma.
"Vittoria" ricorda anche nei ritmi della narrazione, non solo nella trama, le atmosfere sonnolente delle isole tropicali. La resa artistica di queste atmosfere é però imperfetta ed il lettore non sempre riesce a sentire scorrere la vicende narrate. I personaggi si presentano stancamente con flash-back che spiegano a ritroso vicende già narrate. Nessuno di questi personaggi é delineato in modo completo, tutti però mostrano un attaccamento testardo a qualche loro idea personale, sulla quale basano e conducono l'intera esistenza.
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