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Con Voci nel silenzio Bruno Morchio scava nell’intimo del suo personaggio più amato, l’investigatore dei carruggi Bacci Pagano. Presente e passato si intrecciano magistralmente a disegnare il ritratto, lucido e spietato, non solo di alcune pagine mai dimenticate della storia del nostro paese, ma soprattutto di chi, con quei giorni, non è riuscito a fare pace.
«L'investigatore che ha conquistato i lettori italiani» - Il Secolo XIX
«Bruno Morchio, giallista dalle atmosfere investigative d'antan» - La Gazzetta del Mezzogiorno
Aprile 2020: l'Italia è immersa nel silenzio agghiacciante del coprifuoco sanitario decretato dal governo per contrastare la diffusione della pandemia. All'improvviso, il trillo del telefono sorprende Bacci Pagano e una telefonata inaspettata lo fa ripiombare negli anni più bui della sua esistenza: quelli trascorsi in carcere a seguito di un'ingiusta condanna per terrorismo. A cercarlo è la figlia di un ex brigatista, Beppe Bortoli, che l'investigatore genovese anni prima ha scagionato dall'accusa di omicidio. Di lì a poco, la ragazza gli fa pervenire in busta chiusa una lettera del padre, di cui ignora il contenuto, e sulla quale gli chiede di investigare. E mentre la vecchia indagine riprende vita, una nuova ne scaturisce, improbabile perché condotta senza uscire di casa (o quasi). Ad aiutare Bacci, con informazioni e consigli, le voci degli amici di sempre - il vicequestore in pensione Totò Pertusiello e l'ex guardia carceraria Virgilio Loi - e della sua nuova fiamma, la maestra elementare Giulia Corsini. Ma un silenzio ancora più inquietante lo attende: quello esalato da una memoria frammentata e confusa, popolata dagli spettri del passato. Le losche macchinazioni di un presunto rivoluzionario che a Pagano è sempre sembrato un baro, un «uomo mediocre», l'epifania d'una breve storia d'amore consumata in una piantagione di Cuba, le ferite d'un passato a cui neanche l'oblio può recare sollievo, porteranno l'investigatore a misurarsi con un tragico dilemma: raccontare quello che ha scoperto, e liberarsene, o reggere fino in fondo l'insostenibile peso della verità?
Le “Voci nel silenzio“ del nuovo libro di Bruno Morchio edito da Garzanti sono gli spettri del passato che tornano a popolare il lockdown della scorsa primavera per Bacci Pagano. L’investigatore dei carruggi nato dallo straordinario stile dell’autore genovese si trova, durante la totale chiusura dovuta al Covid-19, a indagare su una storia di rapporti familiari che si intreccia con la sua.
Il Bacci Pagano di oggi ritrova il Bacci di molti anni prima, quando si era confrontato con il compito di scagionare dall’accusa di un omicidio un ex brigatista, Beppe Bortoli. Ed è lo stesso Bortoli che lo assume oggi per capire il perché dell’allontanamento improvviso da lui della compagna dalla quale, vent’anni prima, aveva avuto una figlia. Lo assume tramite lettera che gli viene fatta recapitare proprio dalla ragazza. Perché Bortoli è morto qualche settimana prima di Covid.
È personaggio che appare spaccato in due diverse identità, Bortoli: quella che si era svelata nella sua falsità a Bacci anni prima e quella di padre affettuoso che è nei ricordi della figlia. Bloccato in casa dal lockdown, il vero grande mistero a cui l’investigatore deve dare risposta è quanto possa essere dilaniante il peso della verità. Una verità che si scontra e si incontra con nuove destabilizzanti memorie che tornano alla mente di Bacci che in qualche modo lo legano a Baraldi, e non solo per il compito che gli aveva assegnato due decenni prima. Bacci Pagano è una figura sempre più affascinante, grazie alla maestria di Morchio che l’ha fatto cambiare, invecchiare negli anni, rendendolo in tutto uomo, persona e non solo personaggio. Come sempre lo scrittore genovese sa unire e bilanciare indagine materiale e scavo psicologico, offrendo un romanzo da cui non ci si riesce a staccare sino alla fine.
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