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«Vogliamo tutto». Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988
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«Vogliamo tutto». Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988 - Angelo Ventrone - copertina
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«Vogliamo tutto». Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988
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«Vogliamo tutto». Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988

Descrizione


Angelo Ventrone indaga alcuni decenni della storia recente del nostro paese, dal 1960 fino alla fine degli anni Ottanta. Indica due poli: il 1960, nel quale le proteste contro il governo Tambroni sembrano confermare agli occhi dei rivoluzionari italiani le potenzialità insurrezionali che albergano nelle masse popolari del paese; il 1988, l'assassinio del senatore Roberto Ruffilli, il cui omicidio è stato progettato per contestare e contrastare il definitivo riconoscimento, da parte della grande maggioranza dei militanti delle Brigate Rosse, della sconfitta e della conseguente conclusione della fase della lotta armata. È all'interno di questo trentennio che si svolge la parabola dell'ultimo movimento rivoluzionario italiano. Attraverso l'analisi dei testi prodotti da questa complessa galassia - dal gruppo dei Quaderni Rossi a quello di Classe Operaia, da Potere Operaio a Lotta Continua, dai maoisti ai trozkisti, dalle Brigate Rosse a Prima Linea, per finire con l'Autonomia Operaia - l'autore risponde ai tanti interrogativi che quegli anni sollevano. Per ricostruire l'universo mentale e le pratiche politiche dei giovani di quegli anni, sono state utilizzate le fonti più varie: la memorialistica, le riviste, i libri, gli opuscoli, i documenti di questure e prefetture, gli atti giudiziari, i manifesti, i volantini, le scritte sui muri, le canzoni e i film.
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Dettagli

3
2012
16 febbraio 2012
XV-378 p., Brossura
9788842098485

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vitaliano bacchi
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Il confronto che induce la lettura del saggio è con la sociologia formale, la novità epistemica costituita dall'impiego nella ricerca sociologica delle nuove matematiche di rete (Barabasi, Buchanan) e dalla trasformazione del contesto di ricerca sociologica secondo un modello sociometrico che nella ricerca macroeconomica costituisce il modello centrale indeclinabile. Non è bastato il fallimento di questa involuzione della ricerca econometrica per escludere la tentazione, che si consuma nelle opere degli autori nominati, di proporre in sociologia la stessa illusoria idea fisicalista mutuata dai postulati di von Neurath e di ricorrere ad una formalizzazione per equazioni di variabili e fenomeni meglio descrivibili con qualche aggettivo. E' stata invece proposta una modellizzazione computazionale strutturata su assiomi matematici geometrizzanti che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto costituire il paradigma della ricerca sociologica formalizzata per l'avvenire. Lo scarso successo nella ricerca, la sua enorme difficoltà operativa e l'irrimediabile insufficienza del modello matematico nell'analisi sociale ha finito per determinare l'impiego solo sporadico e mai giudiiziario, salvo qualche eccezionale specialista, della ricerca formale nell'analisi sociale. Ecco perchè il saggio di Ventrone ne costituisce l'alternativa; perchè è il punto più avanzato dell'analisi sociologica colta, classica, sistematica ma irrisolubile nel formalismo che già ha distrutto la ricerca in economia. Dire che è il saggio di sociologia applicata più interessante degli ultimi dieci anni gli si regala poco: basterà esaminare la sua incomparabaile analisi di pagina 45 dove la funzione di scelta sociale rivoluzionaria fra l'opera di Tronti (Operai e Capitale)e le decisioni della lotta armata presenta quella decisiva funzione euristica che, nella economia giudiziaria della prova e della motivazione, sono il nodo ed il meme che induce la formazione del giudizio di responsabilità penale.

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