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Sebbene il film sia stato fortemente voluto dai suoi registi grazie ad un lungo processo crowdfunding, resta tuttavia arduo dare un giudizio univoco a ‘The Void’. Da un lato la pellicola risulta estremamente ben realizzata sia dal punto di vista registico che degli effetti speciali, dall’altro è curiosamente poco sviluppato in alcuni aspetti chiave, sia di trama che di sviluppo psicologico dei personaggi. The Void sfrutta e sfida le convenzioni di genere, ponendo un gruppo di persone bloccate in un piccolo ospedale di campagna a malapena funzionante dove si scatena l'inferno in quello che potrebbe essere descritto come un approccio lovecraftiano. Il film ha degli effetti speciali innegabilmente impressionanti, quasi tutti ottenuti con metodi artigianali e non mediante computer grafica, ma il terzo atto in si ribalta in una tale surrealtà che potrebbe lasciare alcuni a chiedersi cosa stia succedendo esattamente sia all'interno che all'esterno dell'ospedale. Gli elementi occulti di The Void sono in realtà tra i tratti più distintivi del film, e avrebbe potuto essere d'aiuto se i registi avessero permesso alla loro sceneggiatura di esplorare un po' di più le motivazioni e le tecniche del ‘cattivo’ al centro della trama. Nonostante ciò, gli amanti dei buoni film di mostri vecchio stile, o anche quelli con attirati dalle trame occulte alla Lovercraft, quasi sicuramente apprezzeranno molto The Void. Il blu-ray della CG Entertainment ha una buona resa di dettaglio e cromatica, nonostante l’uso della cinepresa digitale tenda rendere le immagino un po’ piatte, e il doppiaggio in alta risoluzione crea egregiamente l’atmosfera richiesta dal film. Buono anche il comparto extra, godibili e interessanti
Horror che ha il pregio di ricordare pellicole anni '70-'80, ma ha anche il difetto di essere una sorta di citazione senza contenuto. Crea una buona atmosfera, ma tutto resta come sospeso. "Il vuoto" è appunto la sensazione che resta allo spettatore una volta terminata la visione. Per gli amanti del genere, è giusto concedergli una visione.
Grandissimo film che omaggia chicche dell'horror classico, su tutti Raimi e Carpenter... Da vedere immancabilmente
Recensioni
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Un film che sprigiona un certo fascino morboso e sviluppa un crescendo culminante in un tripudio di sangue e mucillagini molto anni '80
"The Void": tre horror in uno
Questo indie cosmico ospedaliero contiene così tante idee che, in mani più ciniche, avrebbe potuto dar vita a tre film diversi
Dovendo raccontare una storia, c’è chi preferisce fallire in grande stile, piuttosto che costringere la propria visione dentro un’opera prudente e controllata, però sterile dal punto di vista delle emozioni. Alla prima, nobile categoria – di cui fanno parte capolavori come Il signore del male di John Carpenter, I cancelli del cielo di Michael Cimino, Il salario della paura di William Friedkin, solo per restare in ambito cinematografico – appartiene The Void.
Questo indie horror cosmico-ospedaliero contiene così tante idee che, in mani più ciniche, avrebbe potuto dar vita a tre film diversi. C’è un ospedale in procinto di essere abbandonato, nei cui sotterranei un dottore folle ha creato la sua personale camera degli orrori per creare ibridi umani (giustamente assetati di sangue) e sconfiggere la morte. C’è una setta simil-Ku Klux Klan armata di coltelli, che venera un triangolo nero (il porno vintage non c’entra) e ha circondato l’ospedale per impedire al gruppo di superstiti protagonisti del film (un poliziotto, la sua ex moglie, una ragazza incinta ecc.) di fuggire. C’è un portale (sempre a forma di triangolo nero) che si apre su un’altra dimensione, un inferno che si trova da qualche parte nello spazio profondo – le rapide sequenze alla Malick che evocano questa dimensione post-morte sono molto potenti, e vorremmo saperne di più.
Tutto è collegato, certo. Ma il risultato di tanta generosità (o di mancanza di senso del limite) è un gran casino: almeno da metà film in poi. Eppure The Void butta sul tavolo abbastanza stile e cervello da meritarsi un posto tra nuovi classici del terrore come It Follows, The Witch, The Babadook. Però più matto.
Recensione di MARIO BONALDI
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