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A più di mezzo secolo dalla sua uscita, Volapié, di Max David, resta non solo il miglior libro scritto in Italia sulla corrida e alla pari delle firme più famose sull'argomento, da Montherlant a Bergamín, da Hemingway a Jean Cau, ma anche il più fedele ritratto di una certa Spagna prima che la modernità ne stravolgesse i tratti senza però riuscire a estirparne quel nucleo duro, intangibile e immutabile, che nella plaza de toros ha appunto la sua celebrazione.
«Il ritorno delle edizioni Settecolori si fa notare per una proposta di catalogo che risulta quasi sempre intelligentemente controcorrente, con evidente affezione per il giornalismo ben fatto d'una volta e gli autori ingiustamente trascurati» - Stefano Salis, il Sole24Ore
«Caro David, ti invidio. Avrei voluto saperle io tante cose» - Ernest Hemingway
Excursus storico, sociale e spirituale, Volapié è infatti un'analisi dell'ossessione taurina nell'arte, da Goya a Zuluaga, nella poesia, da Alarcón a Lorca, la messa in scena di un rito e di un sacrificio. Pochi come Max David hanno saputo raccontare quel senso di spettacolo funebre, di pompa e di rituale, la retorica che a esso si accompagna e che è resa sopportabile se al suo fondo c'è un mistero e un'esaltazione in grado di renderla insieme umana e divina, non uno sport, ma una tragedia. Al magistrale excursus di David, questa nuova edizione di Volapié, che contiene una illustrazione di Miquel Barceló, si avvale anche del contributo di un aficionado di eccezione, Matteo Nucci, tributo festoso a un classico senza tempo. Prefazione di Matteo Nucci.
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Il libro più bello mai scritto sulla corrida e sulla cultura spagnola, il capitolo dedicato alla cultura gitana e come questa abbia influito sulla tauromachia è un assoluto capolavoro.
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