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Dalle ceneri di Lifehouse, nuova opera rock ispirata in parte dal suo guru indiano Meher Baba ed ambientata in un futuro indefinito nella quale il leader degli Who prevede addirittura la nascita di The Grid, una sorta di internet ante-litteram che avrebbe permesso l’interazione degli artisti col pubblico per la creazione di nuove canzoni, nasce un capolavoro da portare assolutamente sulla fatidica isola deserta. Succede infatti che il progetto nella mente di Townshend ad un certo punto divenga talmente complesso ed irrealizzabile da sfuggire al controllo del suo stesso autore al quale perciò non rimane che utilizzarne le canzoni al di fuori di esso. Le prime session avvengono a New York con la produzione di Kit Lambert e la presenza in studio del chitarrista Leslie West dei Mountain e del celebre organista Al Kooper (famoso in particolare per il riff nella Like A Rolling Stone di Dylan), ma non danno i risultati sperati venendo così spostate agli Olympic Studios di Londra sotto il controllo di Glyn Johns che da lì in avanti seguirà la band con ottimi risultati. Tutti i brani sono di livello qualitativo altissimo (alcuni pressoché perfetti) ed all’avanguardia soprattutto per quanto riguarda l’uso dei synth con un Townshend che si consacra miglior songwriter e chitarrista ritmico britannico grazie alla brillantezza e complessità di canzoni immortali che possono essere riascoltate di continuo generando lo stesso entusiasmo iniziale. Won’t Get Fooled Again (“Meet the new boss, same as the old boss”, provocatoria critica alle rivoluzioni che diventerà chiusura fissa dei concerti prima dei bis), Behind Blue Eyes e Baba O’Riley (dedicata al suo guru Meher Baba e al compositore Terry Riley) costituiranno presenze fisse del loro live act, ma anche Bargain, My Wife di John Entwistle, Love Ain’t For Keeping, Going Mobile, Getting In Tune e Song Is Over sono da antologia.
Capolavoro assoluto, Who's Next troneggia nella storia del rock come il monolite che campeggia al centro della sua bellissima copertina. Who's next è probabilmente il disco che ha il merito di aver sdoganato l'utilizzo del sintetizzatore nel modo dell'hard rock: lo strumento ha un ruolo preponderante in Baba o'Riley e Won't get fool again i brani che aprono e chiudono questo meraviglioso disco. Le altre perle del disco sono a mio parere The Bargain che inizia in maniera gentile sull'accompagnamento di una chitarra acustica per poi esplodere in un hard rock dalla potenza tellurica, e Behind Blue Eyes ballata che mette in evidenza le doti interpretative di Roger Daltrey. Disco da prendere ad occhi chiusi nel caso mancasse nella vostra collezione.
Uno dei più grandi dischi della storia del rock! Baba O'Riley, Bargain e Won't Get fooled again valgono una carriera.
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