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Anno edizione: 2003
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Difficile dire quale sia il migliore album degli Stereophonics, ma, dovendosi proprio buttare su un titolo, la scelta ricade sicuramente su questo You gotta go there to come back. Un concentrato di emozioni, di riff viscerali, di ritornelli orecchiabili, di ritmiche quadrate e di suggestivi pedali wah-wah che rappresenta la vetta compositiva per la band capitanata da Kelly Jones. Con la sua voce, d'altronde, carta vetrata nata per il blues e prestata mirabilmente al rock dalle venature pop del terzetto gallese, si potrebbe cantare qualsiasi cosa e risultare ugualmente convincente; brani come la sconsolata Jealousy, l'irrefrenabile High as the ceiling, la dolente Nothing precious at all o la scatenata Madame Helga risplenderebbero certamente di luce loro anche senza le ruggenti corde vocali del leader degli Stereophonics, ma eseguite da lui diventano immediatamente dei gioielli incantevoli. Lo stesso si può dire, naturalmente, anche dell'incontenibile - oltre sei minuti di durata - traccia d'apertura Help me (She's out of her mind) o della hit Maybe tomorrow, tuttora brano probabilmente più noto dell'intera discografia degli Stereophonics. Per liquidare insomma la questione in poche e semplici parole: You gotta go there to come back è un cd imperdibile.
Il rock melodico degli Stereophonics vive con questo album un nuovo brillante capitolo. Atmosfere acustiche, che strizzano l'occhio al passato, danno a tutto il disco, che dura oltre un'ora, grande forza ed intensità. Maybe tomorrow, Nothing precious at all & Since I told you it's over ne sono l'esempio più brillante. Si discosta un pò dal resto Moviestar, dove il suono è elettronico, in quanto uscita nel 2004 nella riedizione.
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