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Anno edizione: 2018
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Nel corso del Novecento, lo statuto e il significato dell'arte contemporanea sono al centro di un dibattito critico e teorico di tipo radicale: di fronte alle stagioni e alle forme espressive proposte dall'arte astratta e dalle avanguardie, è stato necessario assegnare alle opere, al loro universo di riferimento e al loro pubblico nuove categorie estetiche e interpretative. L'itinerario proposto dal volume è dunque guidato da uno storico dell'arte (Claudio Zambianchi) e da un filosofo (Giuseppe Di Giacomo), a indicare strumenti e implicazioni con cui affrontare interrogativi tuttora non pienamente superati. I due curatori, che raccolgono testi cruciali in parte già accessibili al lettore italiano (Roger Fry, Meyer Schapiro, Walter Benjamin, Rosalind Krauss e Theodor W. Adorno) e in parte tradotti qui per la prima volta (Clement Greenberg, Leo Steinberg e Arthur C. Danto), hanno inserito i diversi contributi in una successione cronologica e tematica di intelligente chiarezza. Su un baricentro necessariamente orientato oltreoceano, la lunga e felice stagione formalista, impersonata da Greenberg e radicata sulla base teorica delle "emozioni estetiche" di Fry, è messa a confronto con la visione storicistica di Schapiro, con gli effetti della riproducibilità formulati da Benjamin, con il pensiero di chi ha osservato e interpretato il postmodernismo (gli "atri criteri" di Steinberg e la messa in crisi dell'idea di originalità di Danto e Krauss), per concludere con la riflessione più aggiornata di Adorno sul concetto di avanguardia. L'autonomia dell'arte, i suoi attacchi ma anche le sue connivenze con l'industria culturale, le sue spinte di emancipazione e il suo rapporto con lo spettatore sono temi su cui oggi, quando ancora il contemporaneo si presenta come sentiero impervio su cui avventurarsi ben equipaggiati, è utile continuare a soffermarsi.
Sara Abram
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