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«Perché la luna è femmina e il suo ciclo riproduce precisamente quello delle femmine, e la luna abita nella terra di mezzo tra i vivi e i morti, e per questo ha tutti questi poteri e concede questa potenza di virtù delle erbe».
Siamo diventati troppo saggi per credere ancora nel potere della luna? Sono davvero esistite donne che dalla Luna hanno ricevuto un dono speciale? E quelle donne, esistono ancora?
Ammagatrici di Marinella Fiume (124 pagine, 12 euro), pubblicato per A&B editrice, è una raccolta di racconti magici che narrano storie di donne speciali, sibille, assaggiatrici di pietanze, castellane, schiave, erboriste dimenticate dalla Storia. Esseri femminei ritenuti malefici e malvagi, male fimmine capaci di praticare misteriosi sortilegi e preparare decotti con erbe miracolose recitando, nel cuore della notte, arcane litanie rivolte alla luna. Per salvezza o stregoneria, tra il dubbio e la certezza, il più delle volte però, queste donne subivano l’accusa di tessere il filo del fato di ogni uomo, avere rapporti speciali con il demonio e per questo venivano seviziate, interrogate, lasciate per settimane nel buio di celle umide, abusate e incolpate di aver indotto gli uomini al peccato con il loro canto sinistro e sensuale; venivano umiliate in pubblica piazza, lasciate al freddo o sotto il sole cocente, sul traliccio impagliato e infine giustiziate.
Dalle storie di Marinella Fiume, vere o verosimili, raccolte in Ammagatrici – lei, che da sempre prova a tirare fuori dagli archivi, lasciati alla polvere, i nomi di queste donne rinominate dozzinalmente streghe: «Guaritrici sugnu, curo i malati con le erbe e le preghiere, ma strega mai!» – emergono vicende di vite straordinarie, a cui l’autrice catanese ridà voce e dignità. Ambientate in Sicilia o legate in qualche modo all’Isola, questi episodi riportano alla luce un ramo di storia che ci racconta. Succede a Pina, la trovatrice di tesori che a Scicli, nella sua città, era conosciuta come Pina Trisoru. Le donne si rivolgevano a lei «per trovare tesori nascosti e spegnàre magiche truvatùre. Si diceva che lei custodisse la formula dei diavoli e esseri soprannaturali un po’ capricciosi (…) che riusciva a placare con rituali e scongiuri e recitando particolari orazioni sotto la luna di mezzanotte».
Alle donne ci si affidava come a un dio, o forse più che a un dio, perché nonostante le accuse, le maldicenze e i ripudi, la donna era saggia e sapiente, era madre capace di procreare; donna come le altre, e come le altre viveva le medesime proibizioni. Le donne aiutavano le donne a guarire, a scongiurare il male, condividere momenti lieti e consolare il dolore: di esser costrette a sposare un uomo che non si amava, o chieder perdono per aver amato un uomo che non fosse il marito: «Chiese perdono della sua carne sensuale maritata troppo giovane, dei suoi pensieri torbidi, delle lunghe cacciate del barone nelle notti di luna in cui si era perduta tra il profumo del gelsomino arabico» .
O come nel caso di Virdimura la dotta medichessa ebrea abilitata all’esercizio della medicina, qualificata «a guarire tutte le malattie, ma la sua specialità è la ginecologia e l’ostetricia. Le donne si rivolgevano a lei per avere consigli sui metodi per non restare incinte, abortire, per essere assistite in gravidanza e durante il parto». Nota a Catania nel 1380, Virdimura aiutò Sarah una giovane disperata, caduta nella voluttuosa trappola di un amore oltraggioso perché carnale, a «ricucire la sua verginità» per non trascinare la famiglia nella vergogna del peccato.
Curiose, dotate di spiccato intuito e istruite, le donne-streghe leggevano e si informavano, tramandavano il sapere di madre in figlia per guarire dalle malattie con l’uso sapiente delle erbe; come la storia di Margarita, strega erborista che lavorava «al chiarore della luna, matri di la notti; quando la luna è chintadècima e tunna, quelle principalmente utili a fare venire le mestruazioni alle ragazze che ritardavan ad avere le loro cose, a curare la sterilità delle spose , a preservarle dai pericoli e del parto e a guarire i disturbi della menopausa».
Credevano nel potere della luna e da questa avevano ricevuto in dono poteri occulti, gli stessi che probabilmente oggi chiameremmo intelligenze, non sinistre, ma speciali. Cercavano di aggirare la prepotenza ignorante e maschilista del tempo che scongiurava, come un morbo, il sapere delle madri, prestando orecchi solo alla voce degli uomini. Ammagatrici di Marinella Fiume, come in un tour visionario nella Sicilia arcana, svela storie affascinanti di donne senza voce, donne di luna e notte, meritevoli di essere scoperte e, chissà, magari anche scovate tra noi, oggi.
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