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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2015
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Con L’anello forte proseguono le interviste di Revelli volte a far emergere un mondo che all’epoca non era proprio solo delle valli del Cuneese, ma di tutta l’Italia che popolava le terre brulle e le montagne, con la differenza che a essere interpellate sono solo le donne, vero punto di unione della società contadina, donne che partoriscono figli, li allevano, assistono i familiari anziani, lavorano in campagna e nella stalla, esseri che nonostante i sacrifici e le privazioni riescono ancora ad avere un po’ di dolcezza e che erano il catalizzatore di ogni famiglia che viveva della terra. Revelli, con il suo magnetofono, ha raccolto ben duecentosessanta testimonianze, di cui sessanta di donne che provengono dal Meridione e che si sono accasate sposando dei piemontesi. Il tutto è avvenuto negli anni sessanta, quelli famosi del miracolo economico e delle fabbriche che reclamavano gli operai. La mano d’opera veniva dalle campagne che si spopolavano, interi villaggi diventavano deserti, restavano sulla terra solo anziani e donne, a penare per mettere in tavola la minestra, donne coraggiose, anche se non avevano altra prospettiva che non quella di dissanguarsi per strappare ai campi il minimo necessario per vivere. In pianura c’era un mondo che si urbanizzava, in collina e in montagna ce n’era uno che si spopolava. Nasce così un cimitero della storia, una Spoon River dei contadini, uno squarcio su un mondo che sta per scomparire, condannato dal fatuo benessere dell’attività industriale. Le donne diventano delle eroine, il collante di un mondo che ne impedisce la scomparsa, perché la terra è avara, ma le donne sono ancor più avare e non vogliono liberarsi di quella galera che è anche le radici della loro esistenza. L’anello forte è un capolavoro, è l’unica possibilità di dar voce a chi voce non ha e che nel silenzio, nella fatica di vivere realizza la sua dignità.
Libro che a mio avviso, almeno da noi donne, andrebbe assolutamente letto. Storie di donne vere, nel mio caso di donne della mia terra, che raccontano con semplicità disarmate l'evoluzione della figura femminile tra la fine dell' '800 e il primo dopoguerra, che spesso lasciano spiazzati o con l'amaro in bocca.
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