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Anno edizione: 1996
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2012
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Notevolmente differente l'approccio narrativo dei due racconti: coinvolgente e ben strutturato il primo, misticheggiante, e non sempre lineare, il secondo. Ma l'autrice non delude neanche in questa prova, regalando al lettore una sosta ristoratrice che riconcilia con la letteratura contemporanea, dallo stile alla trama, dalla caratterizzazione psicologica dei personaggi, alla profondità dei contenuti.
Concordo con quanto scritto: il libro è forte, erudito nella sua prima parte, e nella seconda la storia sembra più un pretesto per aprire alla poesia inglese, piuttosto che interessarsi alla vita dei protagonisti. Però, personalmente, non mi ha infastidito, basta pensare che la loro vita era intrisa della poesia, delle parole scritte da parenti e amici, coi quali è stata ed è condivisa. Resta un libro interessante, profondo, con tratti di vera magica scrittura e comunque sempre insolito, come tutti i libri di Antonia Byatt che è una scoperta tardiva, ma irrinunciabile.
Premetto che ho amato moltissimo "Possessione" per la capacità, soprattutto, di unire armoniosamente narrativa, poesia (genialmente inventata), riferimenti storici e letterari che, per quanto immaginari, sono testimoni di un'erudizione umanistica non comune. Nel caso di "Angeli e insetti", benchè la ricetta sia simile, i riferimenti sono "reali" e legati alla vita e alle opere dei maggiori poeti neo-classici e vittoriani (Tennyson, Coleridge, Milton etc....), purtroppo, però, il risultato è alquanto stucchevole e pedante, in particolar modo nel secondo racconto; la prima parte, ossia il primo racconto (Morpho Eugenia), riesce quantomeno ad essere interessante e a catturare l'attenzione. Poi la seconda parte è terribile!! Una pedanteria, anche poetica, inimmaginabile! Quasi la metà dell'intero racconto è fatta di stralci di poesia dei succitati poeti e spesso e volentieri gli stessi identici passaggi vengono riproposti più volte; l'intero racconto è tirato per le orecchie, noioso, privo di argomentazioni,quasi inutilmente verboso. Peccato.
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