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“Ispiratevi a immagini nelle quali avete veramente voglia di proiettarvi e impegnatevi a visualizzarle con regolarità. Il cervello non fa differenze tra ciò che è vissuto e ciò che non lo è, tra la realtà e l’immaginario.“ L’autrice prende in considerazione tanti fattori quanti sono i significati che l'alimentazione riveste per ognuno di noi, utilizzando un approccio trasversale: storico, sociologico, culturale, psicologico e filosofico. Ci restituisce la consapevolezza di ogni boccone, ci insegna a valorizzare i 5 sensi, a prolungare il piacere di assaporare piccole quantità il più a lungo possibile, gustando i sapori che via via si scompongono. Con i sensori in tilt, disabituati a percepire i segnali di fame e sazietà che che il nostro corpo ci invia, il cibo da fonte di sostentamento diventa orgia e strumento di oblio. Leggendo si impara a comprendere la quantità necessaria a una porzione e non si mangia oltre “Decidere di fermarsi non deve essere vissuto con frustrazione: bisogna imparare a preferire il piacere di alzarsi da tavola leggeri a quello di sentirsi pieni.” Divorando non diamo allo stomaco il tempo di dirci basta. Mangiamo meccanicamente, confondendo la fame con la voglia di mangiare, disconnessi dal nostro sistema di regolazione dell’appetito “(..) la maggior parte delle persone non pensa al proprio corpo come a un complice che è lì per aiutarle nella lotta contro il sovrappeso. I più lo considerano un nemico che richiede cibo senza sosta”. ll senso di colpa per aver mangiato troppo è controproducente, abbassa l’autostima, induce un nervosismo alienante, che porta a mangiar di più: “Chi è a dieta ha deciso di sostituire le sensazioni con delle convinzioni riguardo l’alimentazione: non dispone più dell’automatismo costituito dalla fame, dalla sazietà fisica, ma anche dai sapori, dai sensi, dalle emozioni. Al posto di questa autoregolazione spontanea, fa subentrare un controllo volontario sfibrante, dimenticando così che cosa sia davvero il piacere”.
“Ispiratevi a immagini nelle quali avete veramente voglia di proiettarvi e impegnatevi a visualizzarle con regolarità. Il cervello non fa differenze tra ciò che è vissuto e ciò che non lo è, tra la realtà e l’immaginario.“ L’autrice prende in considerazione tanti fattori quanti sono i significati che l'alimentazione riveste per ognuno di noi, utilizzando un approccio trasversale: storico, sociologico, culturale, psicologico e filosofico. Ci restituisce la consapevolezza di ogni boccone, ci insegna a valorizzare i 5 sensi, a prolungare il piacere di assaporare piccole quantità il più a lungo possibile, gustando i sapori che via via si scompongono. Con i sensori in tilt, disabituati a percepire i segnali di fame e sazietà che che il nostro corpo ci invia, il cibo da fonte di sostentamento diventa orgia e strumento di oblio. Leggendo si impara a comprendere la quantità necessaria a una porzione e non si mangia oltre “Decidere di fermarsi non deve essere vissuto con frustrazione: bisogna imparare a preferire il piacere di alzarsi da tavola leggeri a quello di sentirsi pieni.” Divorando non diamo allo stomaco il tempo di dirci basta. Mangiamo meccanicamente, confondendo la fame con la voglia di mangiare, disconnessi dal nostro sistema di regolazione dell’appetito “(..) la maggior parte delle persone non pensa al proprio corpo come a un complice che è lì per aiutarle nella lotta contro il sovrappeso. I più lo considerano un nemico che richiede cibo senza sosta”. ll senso di colpa per aver mangiato troppo è controproducente, abbassa l’autostima, induce un nervosismo alienante, che porta a mangiar di più: “Chi è a dieta ha deciso di sostituire le sensazioni con delle convinzioni riguardo l’alimentazione: non dispone più dell’automatismo costituito dalla fame, dalla sazietà fisica, ma anche dai sapori, dai sensi, dalle emozioni. Al posto di questa autoregolazione spontanea, fa subentrare un controllo volontario sfibrante, dimenticando così che cosa sia davvero il piacere”.
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