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“Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle. Si ha l’impressione che Beckett, a casa sua, stia ridendo malignamente alle nostre spalle, mentre con una semplice intervista alla televisione potrebbe chiarire ogni cosa. Diremmo subito che, a nostro parere, pretendere a tutti i costi questo “sesamo apriti” non ha senso. Stabilire se Godot è Dio, la Felicità, o altro, ha poca importanza; vedere se in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia che se ne lava le mani, mentre Pozzo, il capitalista, sfrutta bestialmente Lucky, il proletariato, è perfettamente legittimo, ma altrettanto legittima è la “chiave” cristiana, per cui tutto, dall’albero che si trova sulla scena, e che dovrebbe rappresentare la Croce, alla barba bianca di Godot, si può spiegare Vangelo alla mano”. (Carlo Fruttero)
Opera meravigliosa che fa riflettere seriamente sulla nostra esistenza. Consigliato
Un’Opera teatrale ben congegnata, complessa e divertente. Descrive con ironia lo stato l’uomo apatico. Dal introduzione “ Samuel Beckett descrive di come l’uomo viva la vita in apatia, e niente vive e solo a sprazzi si ricorda la meta che doveva raggiungere ma che subito scompare nel vivere apatico, statico un evidente inutilità della loro attesa, in un tempo che sembra congelato. “ Ho letto e visto quest’Opera a teatro e per me è di gran pregio. Meravigliosa.
Ingredienti: due personaggi in cerca di un terzo, un’attesa come vuoto presente da riempire, un paesaggio immobile e senza tempo, un dialogo in sospeso tra ricordi reali e fantasie bugiarde. Consigliato: a chi cerca un testo aperto ad ogni interpretazione, a chi aspetta (e spera) ciò che non ha o non è.
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