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La storia si svolge nella montagna di Phenix, nella provincia di Sichuan durante la Rivoluzione culturale cinese (Mao, 1968). I protagonisti sono Luo e un amico, entrambi di diciassette anni. Il narratore è un ragazzo piuttosto riservato, suo padre è pneumologo e sua madre specialista in malattie parassitarie, entrambi considerati "nemici del popolo". Luo suona il violino, che gli permette di evadere dalle preoccupazioni. Il padre di Luo è dentista ed è conosciuto per aver osato criticare Mao Tse Tung dopo avergli curato i denti: per questo viene considerato "nemico del popolo" insieme a tutta la sua famiglia. I due ragazzi sono inviati in rieducazione tra le montagne, per sperimentare la vita rude dei contadini. La vita qui è dura: svolgono incarichi faticosi, come lavorare nelle miniere o nelle risaie sotto il sole cocente. Vivono in una piccola stanza su palafitte sopra un porcile. Durante il periodo di rieducazione, conoscono un ragazzo, Quattrocchi (per via degli spessi occhiali), con il quale si instaura un rapporto sempre più forte, grazie al gran numero di libri proibiti (Balzac, V. Hugo, Dumas, Flaubert, Gogol, Tolstoj, tra cui primeggia la storia del Conte di Montecristo) che il ragazzo ha con sé nascosti in una valigia. Un episodio esilarante: curano il dente cariato di un anziano con un ago, usato a mo’ di trapano, azionato da una macchina per cucire. Nella loro relazione con la piccola sarta, cui insegnano la letteratura occidentale, costei resta incinta di Luo e deve abortire poiché non è sposata. Alla fine Luo è costretto a bruciare i libri, in una sorta di autodafé. Romanzo scritto in modo mirabile, suggestivo e commovente. Uno squarcio ben informato sul mondo di Mao e sulla rivoluzione comunista.
La rieducazione, in uno sperduto villaggio di montagna, di due giovani borghesi nella Cina di Mao, durante la Rivoluzione culturale. Sottoposti a uno duro lavoro fisico e costretti alla miseria e alla sporcizia, l'unica àncora di salvezza sarà una valigia piena di libri proibiti. Sono romanzi occidentali, tra cui spiccano quelli di Balzac, che faranno loro conoscere l'amore, la bellezza e ideali nuovi. "Immaginatevi un ragazzotto di diciannove anni, digiuno di esperienze amorose, ancora assopito nel limbo dell’adolescenza, e che non aveva conosciuto altro se non le solite chiacchiere rivoluzionarie circa il patriottismo, il comunismo, l’ideologia e la propaganda. Di punto in bianco, come un intruso, quel piccolo libro mi parlava dell’insorgere del desiderio, della passione, delle pulsioni, dell’amore, tutte cose su cui, fino a quel momento, nessuno mi aveva mai detto niente." Ma, la vera protagonista è la piccola sarta, della quale si innamorano entrambi i ragazzi. Grazie al loro legame e ai libri scoprirà una realtà diversa e soprattutto se stessa, trovando il coraggio di andare incontro al proprio destino, rompendo con la tradizione e allontanandosi dalla figura della donna cinese ideale (“Mi ha detto che Balzac le ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile."). Con uno stile scorrevole e coinvolgente, a tratti anche esilarante, ci regala una storia delicata e toccante sul potere salvifico dei libri.
La rieducazione, in uno sperduto villaggio di montagna, di due giovani borghesi nella Cina di Mao, durante la Rivoluzione culturale. Sottoposti a uno duro lavoro fisico e costretti alla miseria e alla sporcizia, l'unica àncora di salvezza sarà una valigia piena di libri proibiti. Sono romanzi occidentali, tra cui spiccano quelli di Balzac, che faranno loro conoscere l'amore, la bellezza e ideali nuovi. "Immaginatevi un ragazzotto di diciannove anni, digiuno di esperienze amorose, ancora assopito nel limbo dell’adolescenza, e che non aveva conosciuto altro se non le solite chiacchiere rivoluzionarie circa il patriottismo, il comunismo, l’ideologia e la propaganda. Di punto in bianco, come un intruso, quel piccolo libro mi parlava dell’insorgere del desiderio, della passione, delle pulsioni, dell’amore, tutte cose su cui, fino a quel momento, nessuno mi aveva mai detto niente." Ma, la vera protagonista è la piccola sarta, della quale si innamorano entrambi i ragazzi. Grazie al loro legame e ai libri scoprirà una realtà diversa e soprattutto se stessa, trovando il coraggio di andare incontro al proprio destino, rompendo con la tradizione e allontanandosi dalla figura della donna cinese ideale (“Mi ha detto che Balzac le ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile."). Con uno stile scorrevole e coinvolgente, a tratti anche esilarante, ci regala una storia delicata e toccante sul potere salvifico dei libri.
Recensioni
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Ci sono storie che andrebbero raccontate la sera, davanti alle fiamme di un vecchio camino, possibilmente narrate dalla voce rauca di un cantore ammaliante. Balzac e la Piccola Sarta cinese (176 pagine, 11 euro) è una di queste. Edito da Adelphi (in Italia è stato pubblicato nel 2004), l’autore di questo breve romanzo è Dai Sijie, scrittore e regista cinese trasferitosi in Francia, che come i due protagonisti del suo racconto, da giovanissimo è stato spedito nel Sichuan, perché venisse “rieducato”. Facile pensare che la vicenda narrata abbia più di qualcosa di autobiografico.
La storia, quella reale, è nota: dopo la rivoluzione culturale, Mao avvia un piano di rieducazione molto duro che prevede la chiusura delle università e l’impiego degli studenti nelle campagne. Per anni la classe borghese subisce le peggiori angherie. E la sorte toccata a Dai Sijie, in quanto studente figlio di un medico, è la stessa toccata a milioni di ragazzi cinesi costretti a lasciare le loro città, le loro famiglie, gli amici e la scuola, per essere “rieducati” in chiave maoista, da contadini e operai rivoluzionari, a cui spettava l’ingrato compito di vigilare sui nemici della rivoluzione e all’occorrenza punirli severamente. «Clemenza con chi confessa, severità con chi resiste» era uno degli slogan più in voga di allora tra i seguaci di Mao. Un modo crudele e disumano di annichilire le ambizioni dei singoli e uccidere la libertà di pensiero. E badate che per passare per nemici della rivoluzione e del popolo cinese, non ci si affidava certo a un giusto processo. Per finire nei guai, era sufficiente che un vicino di casa denunciasse una frase equivoca o essere beccati nella lettura di un classico occidentale.
Che poi è quello per cui rischiano il proprio futuro i giovani protagonisti del romanzo di Dai Sijie, due liceali spediti in un villaggio montanaro, presso la montagna della Fenice del Cielo (nome assai evocativo), un luogo tanto incantato quanto arretrato, dove anche una piccola sveglia col galletto sul quadrante intento a beccare sempre lo stesso chicco per scandire il passare dei secondi, rapisce in maniera ossessiva l’attenzione degli abitanti del posto. I due giovani lavoreranno nei campi con il vomere trainato da un bufalo, dentro alle miniere, trasportando ceste piene di concime puzzolente, ma ben presto inizieranno a frequentare una piccola sarta, bella e sensuale, la ragazza più desiderata dell’intero distretto. E assieme a lei verranno in possesso di una valigia piena di libri proibiti. Da quel momento, i tre giovani correranno rischi enormi pur di dedicarsi alla lettura di Balzac, Flaubert o Dumas, e attraverso quelle letture alimenteranno i sogni di libertà, la voglia di assaporare il piacere e la bellezza.
In un contesto dominato da una natura selvaggia e lussureggiante, Dai Sijie ha tratteggiato una storia delicata e leggera, arricchita da personaggi memorabili ed estremamente autentici. Le vicende rocambolesche che vedono protagonisti i tre ragazzi, ballano sempre tra fiabesco e il farsesco. Le trovate narrative dell’autore sono esilaranti, come quando per salvare il proprio violino, uno dei due studenti intona davanti all’ottuso capo del villaggio una sonata a cui dà il titolo di Mozart pensa al presidente Mao. Non si può non ridere di tutto ciò che capita, giorno dopo giorno, ai protagonisti del romanzo. Anche quando incombe il dramma. La vicenda politica è sempre presente, ma resta perennemente sullo sfondo. Dai Sijie, con grazia e abilità, non lascia mai che i suoi protagonisti ne vengano sopraffatti. A vincere saranno la bellezza, la curiosità e la voglia di vivere, di evadere, di trovare la propria strada.
Recensione di Giovanni Di Marco
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