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I temi che l'autore affronta attraverso il cibo sono quelli dell'affetto familiare e dell'attaccamento alle proprie origini. Con "la confortevole" descrizione di piatti tipici della cultura gastronomica albanese, calabrese e del nord Italia, Abate descrive i punti salienti della sua vita e di tutti coloro i quali sono costretti, per diverse ragioni, ad abbandonare i propri cari, la propria terra, la propria quotidianità e a spostarsi in luoghi con abitudini e tradizioni completamente differenti. Carmine Abate è riuscito ad adattarsi e ad assimilare tutto ciò, portandosi sempre dietro questo enorme "bagaglio", fatto di esperienza, ricordi e tanto amore.
Una storia di formazione "saporitòsa", mai scontata, mai banale, raccontata in modo originale utilizzando come filo conduttore il cibo, il vino, l'olio, l'acqua. Un libro denso e fragrante, composto come un banchetto che si snoda dal Sud al Nord: con un antipasto straordinario a Punta Alice, con primi, secondi e altri sapori (calabresi, arbereshe, trentini, tedeschi, ecc.), e infine il dessert che chiude il banchetto nei migliore dei modi, sempre a Punta Alice. Su tutti emerge l'episodio intitolato "L'estate in cui conobbi Anna Karenina", una storia imprendibile per chi ama la lettura come cibo dell'anima. Un libro da far leggere nelle scuole.
Per buona parte delle storie si ripercorrono sentieri molte volte esplorati in altri libri e la cucina albano-calabrese si insinua senza assumere molto significato per il lettore, poi improvvisamente si entra nel trip lavoro, terra, emigrazione sofferenza, radici tradizione ed allora ecco che la cucina delle nonne, madri, popolo prende sempre più colpo fino a non poterne più fare a meno. Ma che fame !!!!!
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