L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Per Givone la mitezza è un dono dello spirito, la più alta delle virtù, la meno compromessa con le tentazioni del mondo e la più vicina al cuore di Dio: essa si manifesta in atteggiamenti non aggressivi, pazienti, aperti al confronto, tolleranti. Mite per eccellenza è Gesù, l’Agnello che porta su di sé i mali e i peccati degli uomini, giusto e insieme indulgente, umile, semplice, puro. Se nel Medioevo si predicava la mitezza nella sua accezione ascetica e mistica, oggi la si interpreta soprattutto in chiave etico-politica, in ubbidienza alla teoria e alla pratica della nonviolenza, con riferimenti al pensiero di Tolstoj e di Gandhi. Tra i filosofi novecenteschi che più si avvicinano a tale visione di impegno morale, Hans Jonas indica nell’azione umana tesa a preservare l’ambiente e la vita il comportamento più responsabile e generoso nei confronti delle generazioni future. Remo Bodei, offre al lettore un’interpretazione laica della mitezza, insistendo sulla forza e l’audacia di tale valore, che rende chi lo incarna capace di controllare le proprie passioni, di resistere al male con fermezza e senza scoraggiarsi, rinunciando all’ira, alla violenza e alla vendetta. “I miti sono le persone pazienti, quelli che non chiedono niente… che non si credono importanti e non si gloriano di sé stessi… e che proprio per questo erediteranno la terra”. Bodei indaga l’etimologia del termine greco praous (mite) così come viene usato nei Vangeli, in Aristotele, nello stoicismo, nella teologia, per cui la mitezza non ha il significato negativo che le attribuiscono i moderni: di passività, apatia, rassegnazione imbelle. È invece consapevolezza sicura di sé, serenità, autodisciplina, moderazione, discrezione. Tra i pensatori del ’900 che più hanno rivalutato questa virtù cita Schweitzer, Bonhoeffer, Bobbio, Giuliano Pontara e Gustavo Zagrebelsky, ciascuno dei quali ha dato una sua definizione della scelta attiva e propositiva della mitezza.
Questa è la terza Beatitudine dei Vangeli. Per S. Givone mite o, come si dice anche, mansueto, è "colui che non dispera neppure di fronte alle difficoltà più gravi e quando tutto sembra perduto; mite è colui che sa essere comprensivo, benevolo, ospitale nei confronti del suo prossimo e perfino del suo nemico, in una parola caritatevole". Per R. Bodei " i miti sono paradossalmente i forti e gli audaci, coloro che sopportano le traversie della vita e le offese senza scoraggiarsi o sentirsi umiliati, coloro che tengono le loro passioni sotto controllo, che non si adirano, che non si vendicano, che non si sottomettono al male ma lo combattono con pazienza e fermezza, senza perdere la speranza nell'aiuto del Signore". Sulla terza beatitudine del Discorso della Montagna di Gesù hanno riflettuto Tolstoj, Gandhi, Schweitzer, Bonhoeffer.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore