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Anno edizione: 1998
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2024
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che dire di questo album... raccontare del suo insuccesso al momento dell'uscita è banale - la conferma del suo carattere poco commerciale o forse, ad essere più cinici, della stupida insensibilità dell'uditorio. L'esordio è ancora a berlino: note di piano nella desolazione di un cabaret d'antan, su tutto un clima di disfacimento. Il climax nichilista è già raggiunto al secondo pezzo, il cui omaggio a billie holiday si fa titolo in quella che ha tutta l'aria di essere un'anticipazione - una delle tante nella parabola del nostro - del più nero gotico: è lady day, cantata con quel fare apatico che sembra voler intonare - ma d'intonazione si può realmente parlare? - un ennesimo "I just don't care" sulle macerie di un'intera civiltà. Lo stesso inciso risuona, questa volta esplicito, nella terza traccia che dispensa un testo ancora una volta cinico sulle dolci note di una venefica malinconia. Cosa aggiungere d'altro? Caroline says primo atto e secondo, entrambe tappe fondamentali del canzoniere reediano. Perle come "the kids" o "how do you think it feels" o ancora "oh Jim" - nulla merita di essere trascurato in questo disco che è suggellato da un ulteriore capolavoro, distillato di fredda indifferenza e disprezzo per il creato, nichilismo che si fa visione attiva del mondo, accettazione gioiosa del male quale unica via per nobilitare il non senso: "somebody else would have broken both of her arms" è una dichiarazione di intenti in cui violenza è solo una tappa accidentale. Lou non si ripeterà mai con questa disperata ricchezza; certo non mancherà negli album successivi di riproporre le gemme di tale morbosa poetica, ma saranno solo episodi di una carriera giocata sempre sul filo della freddezza e, infine, Deo gratias, di una salvifica ed ironia.
"Berlin" (1973) è il terzo album da solista di Lou Reed e il seguito dell'album di grande successo "Transformer". Sorprendente è la scelta dell'artista di porre "Berlin" in netto contrasto con il disco precedente; difatti a differenza di "Transformer", si pone come un disco dai toni distintamente lugubri e drammatici. Inizialmente di scarso successo, negli anni a venire raggiunse un certo prestigio tra gli appassionati, e oggi alcuni lo considerano uno dei migliori Concept Album degli anni 70. Nel 2007 Lou Reed intraprese un Tour mondiale, che ha toccato anche l'Italia, dedicato proprio a questo album, con un gruppo comprendente anche Steve Hunter. Il disco è una sorta di Concept Album circa una coppia di sfortunati amanti nella Berlino degli anni '70, che tocca temi scottanti e cupi. All'epoca della sua uscita, il responso del pubblico e della critica non fu particolarmente positivo. Nonostante questo l'album raggiunse la settima posizione in classifica in Gran Bretagna, il miglior risultato di sempre per Lou Reed. Le vendite scarse negli Stati Uniti (dove raggiunse appena la 98esima posizione) e forti critiche circa l'atmosfera troppo deprimente dell'album, fecero sì che il disco venne considerato ai tempi un fallimento rispetto ai fasti commerciali di "Transformer". Con il passare del tempo, il disco è stato molto rivalutato sia dalla critica che dal pubblico, e qualcuno lo considera addirittura il vero capolavoro di Lou Reed. Musicalmente, "Berlin" si differenzia fortemente rispetto al resto delle opere di Reed, a causa dell'uso di pesanti arrangiamenti orchestrali, fiati, archi e musicisti di stampo classico. Come nei precedenti due album di studio di Reed, "Berlin" rielabora svariate canzoni che erano state scritte e registrate precedentemente. La Title Track dell'album apparve dapprima nel suo primo disco solista. Alcune perle musicali sono "Berlin", "Lady Day", "Caroline Says I", "Oh Jim", "Sad Song". Il disco è un classico degli anni '70, molto bello e musicalmente convincente, con arrangiamenti curati.
Capolavoro assoluto non solo della discografia di Lou Reed. Un album che vi sorprenderà, soprattutto chi non ha mai ascoltato il grande Lou. Da ascoltare interamente tutto di seguito ne rimarrete coinvolti ed affascinati. Lo consiglio senza alcun dubbio! Pare che la versione originale di questo album fosse un pò differente e che la RCA impose alcuni tagli per renderlo più commerciale. Peccato... Non ci si stanca di riascoltarlo
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