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"È opportuno che adesso si provi molta pena, per lui, o che almeno ci dispiaccia, perché da questo momento, e cioè il momento in cui l'occhio del macchinista riesce a captare sulla rotaia il corpo del suicida, quella distanza minima che permette alla vista di individuare un pericolo - così è stimato, così gli hanno detto - non è già più sufficiente ai freni per arrestare il treno: in altre parole, se come lui siete alla guida di un treno e riuscite a vedere una ragazza camminare sul binario, o correre, o sedersi, o magari raggiungere la linea gialla con l'intenzione cristallina di superarla, avete già perso ogni speranza di salvarla." (p.7) Una locomotiva che pesa 80 tonnellate e viaggia a 120 km orari ha bisogno di 600 m e 18 secondi per fermarsi...impossibile evitare quel corpo in piedi al centro del binario. Difficilmente, infatti, il suicida si sdraia perché oramai sanno che in quel modo alle volte ci si salva miracolosamente. È sempre consigliabile, per il macchinista, chiudere gli occhi per evitare che la scena si imprima per sempre sulla retina. Che rumore producono i corpi dei suicidi nel momento dell'impatto? Dipende dalla posizione che hanno deciso di tenere poco prima di morire. Giorgia Tribuiani con una capacità chirurgica ci porta a guardare nell'abisso ed esplorare un buco nero che nessuno di noi vorrebbe mai conoscere. Un punto di vista inconsueto e originale: il trauma subito dalle persone che, guidando il treno, vedono comparire davanti a loro il suicida e che, pur non avendone, subiranno un senso di colpa per responsabilità. "Quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro." (Nietzsche).
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