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Anno edizione: 2009
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Un album che, col senno di poi, lasciava presagire l'imminente distacco tra Mike Portnoy e la band. Non è un disco brutto, giammai! Semplicemente, rispetto ad alcuni dischi degli anni precedenti o immediatamente successivi, appare un album meno ispirato, altalenante, con alcuni momenti molto emozionanti ed altri meno interessanti. All'epoca della sua uscita mi piacque molto, oggi è uno di quelli che riascolto meno volentieri.
Cd semplicemente bellissimo, le canzoni trasudano la bravura degli artisti sia a livello strumentale che vocale. Uno dei migliori, alcune canzoni sono lunghissime, ma sono ricche di virtuosismi musicali.
Consiglio minimo 3 ascolti prima di dare un giudizio. I lavori dei Dream Theater non sono mai di immediata metabolizzazione e questo in particolare. Nel complesso un buon lavoro con tre tracce che spuntano sulle altre. "Wither", ballad in stile Dream Theater con una melodia morbida che cattura dall'inizio alla fine. "The best of times", la traccia migliore dedicata da Mike Portnoy al padre deceduto di cancro durante la stesura del disco. Testo molto bello in cui prevale il ricordo positivo dello scomparso ed una linea melodica che parte in modo struggente per poi divenire travolgente e cocludersi con un'assolo inestimabile della chitarra parlante di John Petrucci che vale da solo l'acquisto del disco. Ultima segnalazione "The count of Tuscany", traccia surreale ed onirica conclusa dalla solita performance di livello di John Petrucci.
Recensioni
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