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Forse il mio disco preferito di ogni tempo. O comunque fra i primi tre sicuramente. Mi commuovo ogni volta che lo sento.
Dylan ha da sempre una complessa multidimensionalità di comprensione ed ascolto, per cui spesso è un autore citato da chiunque ma veramente “ascoltato” da molti meno, ma insisto nell’invitarvi a dare più di una chanches a questo “Blood on nthe tracks”, giacchè è impossibile rimanere impassibili di fronte ad una serie di canzoni così ispirate. Non mi rimane che far cenno da quel che si può intuire già dal titolo impressionista , quel “Sangue sulle tracce”, che istintivamente veicola l’ascolto verso un disco impregnato di ispirazione e presagi di grandiosità. Quel sangue che scorre canzone su canzone, per un album che racconta di ferite, di travagli di vita affettiva e familiari, se pur sempre negati dall’autore i loro possibili riferimenti autobiografici, in particolare legati al divorzio da Sara, a cui era legato da 10 anni. Un periodo della vita di Dylan segnato anche, mi piace ricordarlo, dall’incontro con il maestro di pittura Norman Raeben, che influenzò profondamente Bob nel flusso di coscienza da cui scaturì la scrittura dei brani. Riporto a proposito la famosa dichiarazione da lui rilasciata in merito a questo incontro artistico : “non ti insegnava tanto a dipingere o a disegnare", "ti insegnava però a mettere insieme la tua testa, la tua mente e i tuoi occhi, per farti cogliere e riprodurre in modo visivo qualcosa di concreto… Guardava nel tuo animo e ti diceva ciò che eri". Un disco travagliato anche nella sua gestazione, con repentini e continui ripensamenti sulle vestigie sonore e sulla relativa produzione, culminata con la pubblicazione del famoso test pressing newyorkese, ritirato poi frettolosamente per poi decidere solo nel gennaio del 1975 la pubblicazione definitiva e modificata dell’album.
Un classico sempreattuale!
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