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Anno edizione: 2021
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Riandando alla storia delle varie specialità Montanari mostra come la cifra della cucina bolognese sia l'amalgama di elementi non locali: quello che ha reso Bologna una capitale gastronomica è l'aver saputo rappresentare la cucina italiana nel suo insieme.
«Non mi voglio scordar d'avvertirti che in Bologna si facciano salcicciotti i migliori che mai si mangiassero; mangiansi crudi, mangiansi cotti, e a tutte l'ore ne aguzzano l'appetito... benedetto chi ne fu l'inventore, io bacio e adoro quelle virtuose mani » – Ortensio Lando, 1548
Perché la cucina bolognese è così famosa? Per le sue specialità, mortadella o tortellini, che si sono affermate nei secoli? In realtà fin dal Medioevo la città deve la sua qualifica di «grassa» non tanto a cibi specifici, quanto a una marcata disposizione all'accoglienza e alla sua funzione di grande snodo commerciale in cui si incrociano merci e alimenti (quindi culture) di ogni provenienza. Riandando alla storia delle varie specialità Montanari mostra come la cifra della cucina bolognese sia l'amalgama di elementi non locali: non esiste una tradizione «pura», non ci sono ricette originali e immutabili; quello che ha reso Bologna una capitale gastronomica è, al contrario, l'aver saputo rappresentare la cucina italiana nel suo insieme.
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Bologna. Più aperta alle novità un tempo di quanto non lo sia adesso. Le novità sono gastronomiche e spaziano dal Medioevo al XIX secolo, fino al XX ma per poco. Bologna manipolatrice di ingredienti edibili e di cura al forestiero (i prezzi devono essere esposti). Bologna alla fine racchiusa in se stessa che orami fatica a riconoscersi nelle aperture non solo gastronomiche ma, soprattutto, culturali che l'hanno caratterizzata per secoli. Bologna attraverso il cibo che, in fondo, può diventare la metafora de suo divenire. Il libro si legge con leggerezza e piacere, soprattutto per chi non è bolognese
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