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La storia, sfrondata dalle troppe pagine descrittive di partite memorabili del protagonista e della sua nemesi, è scorrevole e molto godibile. Bellissime le ultime 50 pagine, in cui, forse troppo velocemente, ci si riconcilia con il Grisham narratore. Alla fine del libro vi è un utilissimo (ma noiosissimo e prolisso) vedemecum sul baseball, sport davvero ostico da comprendere per noi europei pallonari.
Si tratta del quarto libro di John Grisham che leggo e devo ammettere che mi è piaciuto veramente molto. Lo scrittore si è discostato dai classici e indimenticabili legal thriller cimentandosi in questo romanzo drammatico che ha come messaggio principale il perdono. Un libro di circa 200 pagine da leggere in qualche giorno, lettura scorrevole e perfetto bilanciamento tra passato e presente.
Prima parte del libro resa un po pesante a causa delle spiegazioni concesse da parte dell'autore, durante la narrazione, per spiegare in modo non troppo dettagliato il gioco del basball (alla fine del libro si troveranno delle pagine dedicate a una più chiara spiegazione del gioco). Dopo le prime 30 pagine la narrazione diventa scorrevole ed incalzante e viaggia su una storia di un padre e di un figlio, un legame indissolubile che nell'autore del libro viene a mancare....
Recensioni
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È l’estate del 1973, l’America sconfitta nella guerra del Vietnam e sconvolta dal caso Watergate, cerca il riscatto nello sport: nell’immaginario collettivo il mondo è il baseball.
Proprio in quella stagione il giovanissimo e quasi sconosciuto Joe Castle, nato a Calico Rock in Arkansas, è chiamato a sostituire un titolare dei Cubs: il talento, la precisione e la forza nello sganciare i colpi ne fanno subito una promessa del baseball. Con lui in campo non c’è storia, i Cubs e Joe continuano a collezionare record. Tuttavia, alla fine del torneo mancano ancora diverse partite e non sempre il vento soffia nella stessa direzione. I Mets hanno iniziato a guadagnare nuovamente terreno eWarren Tracey, giocatore modesto ormai avanti con l’età, è intenzionato a collezionare il maggior numero di vittorie prima di abbandonare definitivamente il campo.
Il 24 agosto la partita decisiva: Joe Castle debutta a New York con i Cubs e Warren Tracey è nella posizione di lancio per i Mets: una vera e propria “sfida fra gioventù ed età matura”. Il quindicesimo lancio è quello fatale, l’ultimo per Joe, perché la palla sferrata sul monte di lancio da Warren lo colpisce dritto all’occhio destro portandogli via il caschetto e lasciandolo a terra esanime. È chiaro che Castle è stato colpito intenzionalmente, e se per lui è l’inizio di un incubo e la fine di una carriera promettente, non diversamente per la famiglia di Tracey. Infatti, sebbene Paul – figlio di Warren e voce narrante del romanzo – avesse solo undici anni al momento dell’incontro, guardando suo padre lanciare era riuscito a prevederne l’intensione e la mossa crudele; in quell’istante aveva pianto e lo aveva odiato. Dopo l’incidente i genitori di Paul si erano separati e Warren non si era mai più fatto vivo né con lui né con sua sorella.
Ora, trent’anni dopo, Castle, privato del suo lavoro e di una vita normale, vive ancora con la madre e i fratelli a Calico Rock, mentre dall’altra parte dell’America, in Florida, Warren Tracey sta morendo di un tumore al pancreas.
È possibile avere una seconda possibilità? Ma soprattutto, è giusto concedere una seconda possibilità? È il dubbio che tormenta Paul una volta venuto a conoscenza della malattia del padre, e che lo spinge a compiere un lungo viaggio fino a Calico Rock. Vuole convincere Castle a incontrare suo padre, in modo che egli possa espiare la sua colpa prima di morire. Ci riuscira?
In questo romanzo, John Grisham, abbandona il legal thriller, genere in cui è maestro e si dedica alla scrittura di un romanzo a tutto tondo. Calico Joe è un libro costruito ad arte, in cui il linguaggio specialistico del baseball fa tutt’uno con l’espressione degli stati d’animo dei protagonisti; insomma, un racconto che conferma il talento di Grisham, la sua capacità di spingersi fin nelle pieghe più nascoste dei personaggi e di portare - mediante la finzione romanzesca - la riflessione su questioni delicate come la miseria umana, la morte, la colpa e il perdono, a ricordarci che la letteratura ha un valore estetico nel senso più profondo del termine.
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