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Naccos è un luogo sperduto, a tremiladuecento metri sulle Ande peruviane. In quel luogo e in quel distretto agisce "un gruppo guerrigliero, di matrice maoista", nato in Perù e operante soprattutto negli anni Ottanta del Novecento.. A Naccos, dove ci sono miniere e si sta costruendo una strada, si registra la scomparsa di tre lavoratori. A svolgere le indagini è inviato, in quel luogo quasi inaccessibile e lontano dalla costa, il caporale Lituma e il suo giovane aiutante, Tomas, perdutamente innamorato della bellissima Mercedes. Punto di incontro è l'osteria del cantiniere Dioniso e sua moglie Adriana, considerata una strega che sa vedere nel passato e prevedere il futuro. Legge la mano, le foglie di coca, le carte, le stelle. Dioniso è veramente il Dioniso della mitologia greca. Il cantiniere è un omone grasso, dispensa il "pisco", vino peruviano, organizza balli sfrenati, circondato da baccanti e ubriaconi, si consumano orge. Ma Naccons è anche terra di superstizioni che risalgono fino alla notte dei tempi e che sono profondamente radicate nell'animo degli abitanti che vivono nelle zone impervie delle Ande. Molti sono i demoni a cui ci si affida e a cui si sacrificano vite umane: i "pistacos" che si nutrono di grasso umano, i "muki" che vivono nelle miniere e soffocano le vittime umane, "l'api", lo spirito della montagna sacra. Per il caporale è difficile stabilire se i tre scomparsi siano vittime dei terroristi oppure vittime di un rito sacrificale primordiale
il caporale lituma si trova sulle ande nel villaggio di naccos, dove stanno costruendo una strada, e viene coinvolto dalla scomparsa di tre operai, avvenuta in circostanze misteriose. Da subito, egli viene in contatto con le credenze di quei popoli, e le superstizioni che persistono da epoche ancestrali. c'è anche però l'esistenza di un gruppo di terroristi crudeli che operano nella zona, sendero luminoso (l'autore descrive alcune loro terribili azioni che sono realmente accadute). Lla lettura è piacevole ma sempre accompagnata da un senso di minaccia, un alone sinistro fino allo sconvolgente finale.
Gran bel romanzo che lascia il lettore col fiato sospeso fino all'ultima pagina dove -come nel più classico dei polizieschi- la verità investe in tutta la sua raccapricciante crudezza il protagonista.Vargas Llosa ha dato vita ad una vicenda in cui realtà e superstizione si danno continuamente il cambio, creando un alone sinistro, enigmatico. Lo stesso impianto del libro d'altro canto non si sbilancia propendendo ora verso il lato più storico, con le vicende sanguinose legate alle incursioni dei seguaci di Sendero Luminoso, ora verso quello più esoterico dove tutte le scaramanzie e le antiche credenze indigene prendono il sopravvento, popolando le Ande di spiriti malvagi, e creature sanguinarie, che terrorizzano e fanno temere per il destino di tutti i minatori del piccolo villaggio di Naccos. Non conosco molto questo autore -oltre questo Lituma sulle Ande ho letto Pantaleòn e le visitatrici- ma non mi sento di dire che è uno dei suoi libri peggiori.
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