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L'interrogatorio di un uomo entrato in contatto con una creatura di un altro mondo: un atto unico sulla precarietà della realtà che ci circonda.
Non siete in grado di proteggermi. Nessuno è in grado di proteggere nessuno.
In Carbonio – premio Riccione per il Teatro 2021 – Pier Lorenzo Pisano esplora la precarietà della nostra esistenza e delle nostre sensazioni. Chiuso in una stanza completamente nera, un uomo viene interrogato sull'incontro avuto con una creatura aliena. Non si tratta della solita registrazione sgranata fatta con una telecamera da quattro soldi; questa volta l'hanno visto tutti, ci sono centinaia di testimoni, di foto e di video. L'essere, composto di molecole che nulla hanno a che fare con il carbonio, la sostanza alla base della vita sulla Terra, ha avvicinato l'uomo e, in quei pochi istanti prima di sparire nel nulla, ne ha stravolto le percezioni. Ora, sotto il fuoco delle domande della donna incaricata di verificare l'accaduto, si trova a dover ricostruire una catena di eventi confusa, all'interno della quale distinguere il vero dal falso è impresa quasi impossibile. Attraverso l'incontro con un'entità «altra», Pisano mette in scena i rovelli umani attorno al senso da dare alla vita sul pianeta Terra, rivelando quanto siano velleitarie le nostre sicurezze: battuta dopo battuta, ciò che emerge è un conflitto irrisolvibile, in cui le galassie infinite, i buchi neri e le supernove si proiettano sulle piccole cose su cui facciamo affidamento tutti i giorni – la famiglia, il lavoro, i possessi – confondendone i confini. Nel confronto con qualcosa di estremamente lontano dal noto, sembrano qui rimanere solo domande senza risposta; la sensazione che al di là della logica razionale su cui poggia il quotidiano esista qualcosa di davvero fondamentale. Introdotto dalla prefazione di Mario Tozzi, Carbonio è un dialogo sull'inconcepibile. Un'opera che, attraverso una lingua rarefatta, ci mostra quanta vertigine e rapimento abitino lo spazio al di fuori di noi.
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