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«Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti, spaventi da salotto. L'abisso non ha comodi gradini.»
Stefano Benni sfida il racconto di genere e apre la porta dell'orrore. Lo fa con ironia, lo fa attingendo al grottesco, lo fa tuffandosi nel comico, lo fa tastando l'angoscia, lo fa, in omaggio ai suoi maestri, rammentandoci di cosa è fatta la paura. E finisce con il consegnarci una galleria di memorabili mostri. E allora ecco gli adolescenti senza prospettiva o speranza, ecco il Wenge – una creatura misteriosa che semina panico e morte –, ecco il plutocrate russo che vuole sbarazzarsi di un albero secolare, ecco una Madonna che invece di piangere ride, dolcemente sfrontata, ecco il manager che vuole ridimensionare un museo egizio sfidando una mummia vendicativa. Con meravigliosa destrezza Stefano Benni scende negli anfratti del Male per mettere disordine e promettere il brivido più cupo e la risata liberatoria. E in entrambi i casi per accendere l'immaginazione intorno ai mostri che sono i nostri falsi amici, i nostri veleni, le nostre menzogne.
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Mi aspettavo qualcosa di più "creepy" invece trovo che certi racconti fossero abbastanza banali o comunque scontati
Benni questa volta non mi ha convinto
E' il primo libro che leggo di questo autore e devo dire che l'ho trovato sostanzialmente divertente! E' una raccolta di piccoli racconti alla scoperta dei mostri moderni (ben più paurosi di quelli delle fiabe) che vengono raccontati in maniera umoristica ma comunque riflessiva, salvo un paio di passaggi a vuoto. Adatto a tutti.
Recensioni
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