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Molti studi e ricerche nel campo della psicopatologia sono stati dedicati alla schizofrenia, senza dubbio la più grave e incomprensibile delle malattie mentali e Il caso di Suzanne Urban di Ludwig Binswanger rappresenta un contributo notevole per la prospettiva originale dalla quale si cerca di interpretare questa psicosi. Binswanger è il fondatore della antropoanalisi o Daseinanalyse cioè quel metodo di ricerca psichiatrica che ha tra i suoi principi l’utilizzo della filosofia fenomenologica (Husserl) e l’esistenzialismo (Heidegger) da associare alle osservazioni più strettamente cliniche che la psichiatria ha compiuto tra il XIX e XX secolo. Il libro richiede una certa preparazione in campo filosofico soprattutto nel II e nel III capitolo in cui abbiamo l’analisi dell’esserci, quella psicopatologica e psicoanalitica del caso qui proposto. Suzanne Urban, che da bambina era timida e solitaria, è tormenta dalla scoperta che il marito ha un cancro inguaribile; un dolore che la terrorizza, le fa orrore e la fa precipitare nel pozzo senza fondo della sofferenza psichica con l’emergere di sintomi noti per una diagnosi di schizofrenia: delirio di persecuzione e di grandezza, allucinazioni uditive e ritiro autistico nel proprio mondo interiore che la rendono lontana dalla realtà e dagli altri. Tutti questi sintomi desunti dall’anamnesi, non bastano a Binswanger per spiegare le cause della patologia di Suzanne, infatti il medico svizzero trova in Heidegger e nella sua opera principale Essere e Tempo, le coordinate spazio-temporali alterate il significato della malattia e anche l’intuizione heideggeriana dell’essere-nel-mondo il senso dell’isolamento nel quale questa persona, come lei stessa dice, si trova «per caso». Il volume è introdotto dal più importante psichiatra fenomenologico italiano, Eugenio Borgna, e dal filosofo della scienza Mario Galzigna che aiutano il lettore non specializzato a destreggiarsi in un campo del sapere filosofico qual è l’epistemologia.
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