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Il continente selvaggio. L'Europa alla fine della seconda guerra mondiale
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Il continente selvaggio. L'Europa alla fine della seconda guerra mondiale - Keith Lowe - copertina
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continente selvaggio. L'Europa alla fine della seconda guerra mondiale

Descrizione


La seconda guerra mondiale lascia un'Europa nel caos. Un continente devastato, città intere rase al suolo, più di 35 milioni di morti. Ma la distruzione non è solo fisica: è anche. sociale, politica, morale. Legge e ordine sono praticamente inesistenti. Istituzioni per noi oggi scontate, come governo e polizia, sono sparite o disperatamente compromesse. Non ci sono scuole né giornali. Non ci sono trasporti, né possibilità di comunicare. Non ci sono banche, ma tanto il denaro non ha più alcun valore. Non ci sono negozi, perché nessuno ha alcunché da vendere. Non c'è cibo. Non sembra essere nemmeno chiaro ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La gente ruba tutto quel che vuole. Uomini in armi vagano per le strade minacciando chiunque intralci il cammino. Non c'è vergogna. Non c'è moralità. C'è solo sopravvivenza. Per le generazioni attuali è difficile figurarsi un mondo del genere, eppure ci sono ancora centinaia di migliaia di persone che hanno sperimentato proprio questo, e non in angoli sperduti del globo, ma nel cuore di quella che per decenni è stata considerata come una delle più stabili e sviluppate regioni della terra. "Il continente selvaggio" racconta per la prima volta il lato oscuro e sconosciuto di quegli anni. È il ritratto di un'Europa dura, sconvolgente.
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Dettagli

2
2015
Tascabile
2 aprile 2015
XVIII-498 p., ill. , Brossura
9788858119341

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Franco
Recensioni: 5/5

Il libro ha davvero molti pregi, mi colpisce in particolare la capacità di conciliare sintesi e chiarezza ma anche l'organizzazione degli argomenti che consente di esporre temi molto articolati eefinendoli come quadro storico omogeneo e consequenziale. Inoltre, a mio giudizio, il libro ha la capacità di ricollocare la seconda guerra mondiale come evento parte di un flusso storico più ampio che di fatto è l'affermarsi del comunismo e le razioni (locali o continentali) a questo fenomeno. Quasi come se la "guerra mondiale" cominciasse nel 1917 e terminale negli anni 90 e la "seconda guerra mondiale" fosse un tassello di questo piu generale quadro. Illuminante, poi, la ricollocazione di vincitori e vinti, buoni e cattivi, giusti ed ingiusti. Un libro davvero da non perdere.

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Francesco Mambretti
Recensioni: 5/5

Sì, un libro importante per tutte le ottime ragioni esposte nelle precedenti recensioni. Purtroppo trovo anch'io insopportabile la scelta del traduttore di usare impropriamente il verbo sparare. Non si dovrebbe sparare a nessuno, ma dovendolo proprio fare si spara a qualcuno, non si spara qualcuno. E poiché nelle vicende narrate si spara a un sacco di gente, la fastidiosa sgrammaticatura è ripetuta all'infinito. Non è l'unico problema della traduzione. Si direbbe quasi che il traduttore rivendichi un inopportuno orgoglio dialettale.

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alfredo
Recensioni: 5/5

Il libro ha qualche difetto, ma ha il grandissimo merito di mettere in luce una parte della storia europea assolutamente sconosciuta a molti e che si spera non debba mai essere rivissuta. Penso sarebbe il caso di adottarlo come testo nei licei.

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