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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 1975
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Molto descrittivo ma, ciononostante, sorprendentemente avvincente. Decadentismo puro, non sempre facile soprattutto per le lunghe descrizioni che a volte svelano forse uno sterile sfoggio di erudizione dell’autore.
Reazione estetizzante al naturalismo. Presa di coscienza che la decadenza non può essere una questione tanto profonda quanto l'anima, quanto le abissali viscere che, secondo alcuni, dovrebbero ospitare il male. Un uomo ricco e colto vive il disagio e l'emarginazione come lo stordimento procurato da una bellezza talmente articolata e universale da essere priva di personalità, radicata nella storia di ogni tempo, eppure assolutamente disumanizzata. Il descrittivismo enciclopedico di questo racconto è un profluvio di nozioni, un catalogo di ricordi, un gigantesco libro della memoria letteraria, artistica, scientifica, geografica, naturalistica, talmente voluminoso e loquace da costringere la debolezza delle emozioni a trasformarsi nella forza travolgente della mania, nella vulcanica prepotenza del desiderio materiale. L'ansia del protagonista deborda dall'angusto territorio dell'isolamento e dell'abitudine per invadere il paesaggio circostante, tanto elitario quanto spoglio, con le lussureggianti forme del sogno erudito. Il cammino narrativo è un labirinto del ricordo e dell'immaginazione, talmente elaborato e tortuoso da togliere il fiato, da monopolizzare il pensiero, riducendo la tensione del romanzo a un permanente senso di stupore per la straordinaria complessità e stravaganza di tutto ciò che già esiste, che è già avvenuto e che, uscendo dall'aristocratico museo delle rarità, si impone alla nostra attenzione con la fresca apparenza del nuovo. Questa lettura attraversa l'universo onirico di una realtà originalmente concepita, sensibilmente vissuta, scrupolosamente raccontata, con l'ambizione di oltrepassare ogni limite, soprattutto quello della conoscenza comune. L'autore lascia che sia l'ignoto, con tutte le sue creative diramazioni, a riempire lo sguardo, trascinandolo con squisita eleganza nel funambolico arabesco delle sue virtuosistiche evoluzioni.
Ritratto di un esteta decadente, certo originale per l'epoca, oggi forse non così facilmente godibile. Lettura importante ma non così imprescindibile.
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