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La controrivoluzione. Critica ragionata alla rivoluzione francese - Thomas Molnar - copertina
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La controrivoluzione. Critica ragionata alla rivoluzione francese
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La controrivoluzione. Critica ragionata alla rivoluzione francese - Thomas Molnar - copertina

Descrizione


Se alla Rivoluzione Francese, e ai suoi protagonisti, sono state dedicate intere biblioteche, ben pochi sono, al loro confronto, gli studi dedicati a chi, invece, alla Rivoluzione si oppose. Questo saggio, scritto da uno studioso e filosofo cattolico, nato a Budapest ed emigrato negli USA, fa il punto sulle idee, tutt'altro che superficiali o effimere, che mossero gli avversari della Rivoluzione, protagonisti di una corrente di pensiero viva e feconda dal 1789 sino all'inizio del Novecento. Presentazione di Giovanni Sessa, introduzione di Giuseppe del Ninno e prefazione di Maurice Bardèche.
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Dettagli

2
2019
16 gennaio 2019
211 p., Brossura
9788894807424

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 5/5
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Francesco D.
Recensioni: 5/5
Molto bello

Testo illuminante.

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B.B.
Recensioni: 4/5

Il libro risale al 1970, ma ho letto l'edizione del 2016. I primi tre capitoli sono davvero interessanti: in essi l’autore riesce non solo a fornirci un’affascinante descrizione del rivoluzionario del 1789, ma anche un’originale critica di quella cruciale tappa storica di cui siamo tutti, nel bene e nel male, eredi. Il libro ha due grossi limiti: il primo è che Molnar finisce per fare un “minestrone” di importanti personaggi, inserendoli tutti nel “calderone” della Controrivoluzione: non condivido la sua scelta di etichettare come controrivoluzionari E. Burke e A. de Tocqueville che personalmente considero dei “conservatori”; così come ritengo errato sostenere che B. Mussolini fosse un controrivoluzionario, in quanto notoriamente ateo, antimonarchico e dal retroterra culturale socialista. Altro politico che non può definirsi controrivoluzionario fu M. Horthy che impedì per ben due volte il ritorno sul trono di Carlo d’Asburgo e rifiuto di considerare controrivoluzionario anche C. Maurras che fu un acceso nazionalista e infine sostenitore di un regime repubblicano come quello di Vichy. Inoltre, come emerge da un interessante saggio di D. Fisichella (La democrazia contro la realtà, Carocci, 2006), Maurras fu anche un estimatore del cosiddetto “Risorgimento” italiano, che fu una vera e propria rivoluzione liberale figlia del 1789. Insomma, penso che Molnar interpreti la Controrivoluzione in modo troppo esteso e che, nella maggioranza dei casi, la “Destra” sia stata ed è, un’altra espressione della Rivoluzione: basti pensare al pensiero di G. D’Annunzio e alla sua impresa fiumana o più recentemente ai movimenti sovranisti repubblicani e laicisti. Reputo che senza “Trono e Altare” non si possa parlare di vera Controrivoluzione. L’altro limite del libro risiede nella visione che l’autore ha degli U.S.A.: li considera “incarnazione dell’ordine politico precedente al 1789” e non comprende che buona parte della Rivoluzione di ieri e di oggi viene proprio da oltre oceano.

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B.B,
Recensioni: 4/5
Tutta la storia umana può ridursi a questo: l'eterno scontro tra Rivoluzione e Controrivoluzione.

Il libro risale al 1970, ma ho letto l'edizione del 2016. I primi tre capitoli sono davvero interessanti: in essi l’autore riesce non solo a fornirci un’affascinante descrizione del rivoluzionario del 1789, ma anche un’originale critica di quella cruciale tappa storica di cui siamo tutti, nel bene e nel male, eredi. Il libro ha due grossi limiti: il primo è che Molnar finisce per fare un “minestrone” di importanti personaggi, inserendoli tutti nel “calderone” della Controrivoluzione: non condivido la sua scelta di etichettare come controrivoluzionari E. Burke e A. de Tocqueville che personalmente considero dei “conservatori”; così come ritengo errato sostenere che B. Mussolini fosse un controrivoluzionario, in quanto notoriamente ateo, antimonarchico e dal retroterra culturale socialista. Altro politico che non può definirsi controrivoluzionario fu M. Horthy che impedì per ben due volte il ritorno sul trono di Carlo d’Asburgo e rifiuto di considerare controrivoluzionario anche C. Maurras che fu un acceso nazionalista e infine sostenitore di un regime repubblicano come quello di Vichy. Inoltre, come emerge da un interessante saggio di D. Fisichella (La democrazia contro la realtà, Carocci, 2006), Maurras fu anche un estimatore del cosiddetto “Risorgimento” italiano, che fu una vera e propria rivoluzione liberale figlia del 1789. Insomma, penso che Molnar interpreti la Controrivoluzione in modo troppo esteso e che, nella maggioranza dei casi, la “Destra” sia stata ed è, un’altra espressione della Rivoluzione: basti pensare al pensiero di G. D’Annunzio e alla sua impresa fiumana o più recentemente ai movimenti sovranisti repubblicani e laicisti. Reputo che senza “Trono e Altare” non si possa parlare di vera Controrivoluzione. L’altro limite del libro risiede nella visione che l’autore ha degli U.S.A.: li considera “incarnazione dell’ordine politico precedente al 1789” e non comprende che buona parte della Rivoluzione di ieri e di oggi viene proprio da oltre oceano.

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