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Anno edizione: 2014
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Dopo Paradiso e inferno e La tristezza degli angeli, esce il romanzo che conclude la trilogia di Jón Kalman Stefánsson. Protagonista il "Ragazzo", un giovane orfano che intraprende un epico viaggio di formazione attraverso l'Islanda di fine Ottocento e l'universo dell'animo umano, scoprendo la realtà, il valore dei sogni e il potere creativo delle parole.
«L'uomo è nato per amare, ecco quant'è semplice il fondamento dell'esistenza. Per questo il cuore batte, questa strana bussola, grazie a lui ci orientiamo tra le nebbie più fitte, a causa sua ci smarriamo e moriamo in pieno sole.»
Il ragazzo si risveglia in uno sperduto fiordo nel nord dell'Islanda. Il mare gli ha strappato l'unico amico, i ghiacci l'hanno inghiottito fino alle soglie della morte, ma a richiamarlo alla vita sono degli occhi verdi e dei capelli rossi. È la giovane Álfheiður che lo cura ogni giorno prima che il destino lo riporti al Villaggio, a una piccola comunità di pescatori impegnata in una quotidiana lotta per la sopravvivenza, alla locanda del capitano cieco che gli apre le porte della letteratura e della conoscenza. E mentre il cuore continua a inseguire quei capelli rossi «oltre le montagne del mondo», la sua perenne ricerca del senso più alto della vita diventa un viaggio iniziatico attraverso l'amore, da quello libero della ribelle Geirþrúður a quello dominatore della capricciosa Ragnheiður, a quello che guarisce il dolore di Rakel, nato dalla poesia di una lettera. Perché le parole possono dare corpo ai sogni, cambiare un destino, elevarci sopra il tempo. Ed è il potere delle parole e dell'animo umano contro gli abissi bui dell'esistenza a illuminare ogni pagina di questo romanzo. «Bisogna vivere come le stelle», dice il ragazzo, «bisogna vivere per vincere la morte, è l'unica cosa che sappiamo». Allora non ci spegneremo, «forse semplicemente ci trasformeremo in musica».
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Attraverso il viaggio del ragazzo alla ricerca di un senso per la propria vita, è il lettore stesso a compiere una sorta di pellegrinaggio esistenziale per riflettere sugli affetti, sui ricordi e sui sentimenti. A differenza dei primi due volumi, questo è decisamente più forte e spietato e ci si addentra ulteriormente nella vita del villaggio e dei suoi personaggi. La storia ci riconduce al punto di partenza ma, come i personaggi, anch'io mentre leggevo cambiavo. Mi emozionavo nel sentirmi partecipe dei loro mutamenti, delle loro scelte, delle loro gioie e dei loro dolori. Mi sono affezionata tantissimo a Geirprudur, per esempio, ma anche a Alfheidur e al ragazzo. Il ragazzo che diventa uomo tra il dolore per i cari che ha perso e le prime delusioni, tra sogni luminosi e speranze tradite. Quando comincio a leggere uno dei romanzi di Jón Kalman Stefánsson so già che mi ritroverò tra le braccia calde e accoglienti della sua bellissima poetica. Tutto quello che scrive è pura poesia e per poterlo capire sul serio, non c'è alternativa, bisogna leggere i suoi libri.
Gli immensi e desolanti fiordi occidentali fanno da scenario alle vite di uomini e donne che cercano con tutti i mezzi un collante per preservare l’amore tra i vivi e l’amore per chi non c’è più. Lo scrittore, in questo caso, chiede al lettore una vera e propria partecipazione emotiva per riflettere sulla memoria, sugli affetti, sugli amori e sul ruolo della letteratura. La prosa è poetica e dominata proprio dalla lentezza e dalla quasi inesistenza di eventi, che, alcune volte, potrebbero risultare perfino banali.
Tra una moltitudine di personaggi stravaganti, bizzarri, forti, passionali, alcuni dei quali forse inetti, volgari, bruti che vivono al limite estremo del mondo, tra paesaggi glaciali, ed infernali, venti artici, ghiacci, si snoda la vita di un ragazzo che sta per diventare un uomo, con la sua passione per la letteratura, con i suoi sogni, paure e i primi dolorosi amori. In un mondo frenetico, che si muove alla velocità della luce, Stefansson sceglie, come faro di speranza, la lentezza di una ricerca interiore di sé stessi, attraverso la storia del ragazzo e del suo peregrinare.
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