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Diario d'inverno - Paul Auster - copertina
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Diario d'inverno

Descrizione


Il catalogo della vita di un uomo raccontato attraverso il suo corpo. Trent’anni dopo L’invenzione della solitudine si tratta di nuovo di arrivare alla verità, la piú nascosta, quella piú dolorosa, ma anche quella piú preziosa. La verità su se stessi.

«Piaceri fisici e dolori fisici. I piaceri del sesso innanzitutto, ma anche quelli del mangiare e del bere, di stare nudo in un bagno caldo, di grattarti un prurito, di starnutire e di scoreggiare, di stare a letto un’ora in piú, di voltare la faccia verso il sole in un mite pomeriggio di tarda primavera o d’inizio estate e sentire il tepore posarsi sulla pelle». Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lí. Lo sei perché c’è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è lo spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti ha reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole (questa racconta di quando bambino scivolasti cosí vicino a un chiodo da poterne rimanere cieco, quest’altra ti ricorda di quando quasi uccidesti tua moglie e tua figlia) e le parole sono cicatrici (quelle che ti disse tua madre dopo che la sentisti parlare al telefono con un uomo che non era tuo padre). Ma non c’è solo il dolore. C’è il piacere, tutto il piacere che hai vissuto, che ti ha travolto in questi sessantaquattro anni: da quello che provi guardando il collo di tua moglie al mattino, a quello che ti insegnò una prostituta nel Quartiere Latino quando tu, ventenne solitario e senza un soldo a Parigi, l’ascoltasti sbalordito recitare a memoria una poesia di Baudelaire. E infine il corpo da cui il tuo corpo ha iniziato a esistere, quello di tua madre. La sua storia e il tuo rapporto con lei sono il cuore pulsante di questo libro (una sorta di doppio, di gemello segreto del tuo L’invenzio- ne della solitudine, dov’era il padre il fulcro dell’ossessione). Hai capito dal silenzio con cui hai accolto la notizia della sua morte e dalla crisi di panico che ne è seguita – fu come sentire il tuo stesso corpo fuggire da te – che qualcosa era cambiato, che dovevi fermarti a ricapitolare. Che eri entrato nell’inverno della vita.
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Dettagli

2012
27 novembre 2012
184 p., Rilegato
9788806213060

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Emilio Berra
Recensioni: 2/5
Crepuscolo

Una delusione. Il narratore si rivolge a un "tu" facilmente interpretabile quale espediente per non parlare in prima persona. Come lettore ho trovato ciò parecchio fastidioso, non per l'eventuale mancanza di coraggio nel dire "io", bensì perché contribuisce ad appesantire la fruizione del testo già piuttosto noioso di per sé. La narrazione dei contenuti mi è parsa abbastanza convenzionale e superficiale. Talvolta ho perfino avuto la sensazione di riscontrare una punta di autocompiacimento. Dov'è quindi finito lo scrittore di "L'invenzione della solitudine" ?

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arianna
Recensioni: 3/5

A tratti noiosa elencazione , a tratti poetico e profondo, da volerlo sorseggiare con calma.. strano: a momenti mi sembra che l’autore stia un po’ esagerando , così sicuro da poter semplicemente infrangere le logiche della narrazione e perfino della grammatica , a volte invece mi pare molto franco con il lettore da raccontargli la sua vita con estrema trasparenza quasi a lasciare un insegnamento sulla vita , sull amore, sulle donne, sulle cose importanti ....e allora gli perdoni tutto, lo lasci gongolare , lo lasci parlare ed ascoltarsi, lasci che prosegua e non vorresti che finisse... ma poi ti accorgi come arriva inevitabile l’ inverno della vita...lascia un senso di opacità, di sospensione alla fine.. va bene così sembra dire.. e va bene così anche per me . Un libro di Auster da leggere dopo altri piu belli ma da leggere

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kalabux
Recensioni: 3/5

Spiacente, cari miei, ma Il Grande Scrittore ed io non sintonizziamo. Quanto si piace questo signore, anche se non vuole farlo vedere. Si prende molto sul serio e non mostra vera autoironia, del resto questo è il guaio dell'uomo dalla mezza età in poi. Ho imparato qualcosa quando narra l'episodio con Jean-Louis Trintignant e altro qua e là, ma non credo avrò nostalgia di questo libro. Un saluto

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Paul Auster

1947, Newark, New Jersey

Scrittore, sceneggiatore e regista statunitense. Dopo aver studiato alla Columbia University, nel 1970 si recò a Parigi dove lavorò come traduttore fino al ritorno a New York nel 1974. Esordì come scrittore con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story. Seguirono i romanzi Il paese delle ultime cose (1988), Il palazzo della luna (1989), La musica del caso (1991, dal quale Philip Haas trasse un film nel 1993), Leviatano (1992), Mr. Vertigo (1994)...

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