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In effetti il titolo bara un po', rispetto alla sostanza (ma questo è in un certo stile dell'Autore). L'argomento di per sé presuppone buone cognizioni preliminari, sia per comprendere alcuni passaggi (sia in chiave più tecnica che di storia del pensiero) sia, ad esempio, per accertarsi in che senso vengano presi in considerazione autori che, a rigore, hanno non molto a che vedere con la storia della logica propriamente detta, e ancor più con la struttura fondativa della logica formale, appartenendo più tipicamente alla storia della filosofia - la cui teoresi, evidentemente meno esatta nel senso del rigore scientifico, può intersecarsi alla logica formale ad es. attraverso alcune figure centrali della dialettica filosofica, ma niente più...) Dal che, come gli è retoricamente consueto, l'Autore estrae (con il detto e con il non-detto, quand'anche implicito) qualche linea argomentativa a supporto un pensiero polemicamente negativo nei confronti (chissà poi perché) di gran parte della filosofia e della Chiesa. In generale, una buona introduzione storico-concettuale al tema in oggetto.
Questo è un libro che parla di logica, scritto da un logico di professione. Mi pare quindi molto ingiusto che un lettore assegni un voto negativo all'opera quando: 1) non capisce di cosa parla; 2) è dell'opinione che la logica non sia importante, oppure che non serva a nulla. Un atteggiamento intellettualmente onesto suggerirebbe invece che, prima di sminuire un'opera o un'intera disciplina sulla base di ignoranza o di esausti clichés, si sappia perlomeno di cosa si sta parlando. In caso contrario, si farebbe meglio a sospendere momentaneamente il giudizio e ad andarsi a leggere dapprima una buona enciclopedia, alla voce "Logica". Affermare che la logica non serve è un po' come sostenere che pensare non serva; ancora peggio, che pensare in modo rigoroso, comprensibile, coerente e formalmente corretto sia inutile. Negare l'importanza della correttezza formale del pensiero significa mettere sullo stesso piano il ragionamento di un ciarlatano televisivo con quello di un matematico o di un fisico teorico. Suggerire che non sia importante stabilire con opportune verifiche se un'affermazione è vera o falsa significa volgersi irresponsabilmente verso l'oscurantismo. Questo libro parla di logica, presenta molti esempi in linguaggio formale, non è divulgativo. Peccato che agli editori piaccia "truccare" i titoli per aumentare le vendite: se quest'opera fosse stata presentata per ciò che è, forse avrebbe causato meno frustrazioni a chi, ingenuamente, l'ha presa per ciò che non è.
Ho provato a leggerlo, ma dopo una trentina di pagine, anche godibili e interessanti, mi sono completamente perso. Ho trovato questo libro assolutamente incomprensibile. Sarà forse un mio limite, quindi non voglio scoraggiare nessuno, ma di certo non mi sento di consigliarlo.
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