Divorare il cielo
- EAN: 9788806222277

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«Sorprende [...] la capacità di dare forma a un mondo con un linguaggio così esatto. Nulla, nel romanzo, suona fuori tono: testimonianza di un'operazione di raffinamento e spoliazione, di riduzione all'essenziale.» - Davide Casati, La Lettura - Corriere della Sera
«Un romanzo bellissimo sul credere e sul desiderare, sull’amicizia totalizzante della giovinezza, e sull’irrimediabile solitudine della giovinezza.» - Donna Moderna
La prima volta che Teresa li vede stanno facendo il bagno in piscina, nudi, di nascosto. Lei li spia dalla finestra. Le sembrano liberi e selvaggi. Sono tre intrusi, dice suo padre. O tre ragazzi e basta, proprio come lei. Bern. Tommaso. Nicola. E Teresa che li segue, li studia, li aspetta. Teresa che si innamora di Bern. In lui c'è un'inquietudine che lei non conosce, la nostalgia per un'idea assoluta in cui credere: la religione, la natura, un figlio. Sono uno strano gruppo di randagi, fratelli non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, carichi di nostalgia per quello che non hanno mai avuto. Il corpo li guida e li stravolge: la passione, la fatica, le strade tortuose e semplici del desiderio. Il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo. E la campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent'anni, quattro vite, un amore. Coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l'altro, fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto del mondo.
L'amicizia fra maschi, la ribellione a Dio e ai padri, il desiderio e la rivalità: Divorare il cielo è un grande romanzo sul nostro bisogno di trasgredire, e tuttavia di appartenere costantemente a qualcosa o a qualcuno. Al centro c'è una generazione colma di vita e assetata di senso, che conosce tutto eppure non si riconosce in niente. Ragazzi con un piede ancora nel vecchio millennio, ma gettati nel futuro, alla disperata ricerca di un fuoco che li tenga accesi.

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26/01/2021 10:27:34
Parto dal finale: inverosimile e al limite del ridicolo. E il titolo: se fosse stato "Distruggere il cielo", "Annichilire la vita" "Cancellare i sogni" avrebbe potuto avere un senso Divorare il cielo, proprio no. Gente che ha bruciato tutti i sogni, le possibilità, gli affetti e la giovinezza. Sino all'ultimo i personaggi (specie Bern) sono manipolatori seriali ed egoisti affettivi. Personaggi privi di slancio vitale. Non divorano nulla, tutta la loro vita si è svolta ruotando attorno al fuoco come falene per poi bruciarsi. Rifiutano la vita, chiusi nel loro mondo bucolico senza essere capaci di relazionarsi con il mondo contadino che idealizzavano, ma rispetto al quale erano troppo snob, presuntuosi, viziati ed egocentrici. Ingrati con chi li aveva allevati e ossequiosi con chi li aveva abbandonati. Un libro che poteva essere ridotto facilmente di almeno 100 pagine. Dialoghi poco credibili e azioni prive di senso. Non c'è amore in quei personaggi, ma allo stesso tempo nessuna tragicità. Un fastidioso e irritante spreco di vite fine a se stesso. Un libro deludente verso il quale ho provato fastidio e ho concluso per dovere.
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06/01/2021 09:46:01
Giordano ci porta in Salento, in un mondo così semplice ma allo stesso così paradossale da sembrare familiare e nuovo ad ogni pagina che leggiamo. Nessun personaggio possiede interamente la sua storia, ma ogni vita è destinata ad intrecciarsi in qualche modo con un'altra. Il finale è sicuramente inaspettato ma conclude il libro nell'unico modo in cui era possibile dopo un racconto così bello: stupendoci ancora.
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13/10/2020 21:17:13
Se non fosse così inutilmente lungo avrei dato 5 Stelle. La storia e’ originale, e, come sempre, Giordano ha una tale capacita’ di descrivere i personaggi che dopo un po’ ti diventano familiari. Però purtroppo l inutile lunghezza, la ripetitività di certi passaggi, mi hanno reso pesante la lettura
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30/09/2020 07:58:13
Romanzo avvincente, che attraversa un periodo lunghissimo, che intreccia fiction con fatti di cronaca del Salento, scritto con una lingua bellissima. Consigliatissimo.
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28/07/2020 18:07:08
tanto bello, appassionante, quanto certe volte lascia a bocca aperta per certe situazioni irreali! consigliato...non smettevo di leggerlo, una storia che ti cattura e ti fa vivere in mezzo alla food forest , in mezzo a quei ragazzi, ti senti uno di loro!
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17/05/2020 19:58:19
Angosciante, ma molto coinvolgente. Non avevo mai letto nulla di Giordano e mi pento di non averlo fatto prima. I personaggi sono davvero intensi, non particolarmente piacevoli, ma umani fino all'eccesso. Sembra di essere all'interno della storia.
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17/05/2020 18:50:12
Dopo aver letto "la solitudine dei numeri primi " , da cui ne sono rimasto deluso, ho voluto prendere in mano un'altra opera di Giordano che mi ha altrettanto deluso. I protagonisti per lo meno mi sono piaciuti di più così come la storia ,non ho compreso talvolta le loro scelte.
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17/05/2020 15:25:29
Il libro cattura il lettore, tanto che il dramma dei protagonisti sembra di viverlo, è impossibile rimanerne indifferenti a quel che succede.Ciò porta a prendersi un piccolo break dalla lettura, piccolo, perché non riesci a starci lontano a lungo, senti il bisogno di sapere cosa succederà!
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17/05/2020 09:12:47
Un libro interessante, con atmosfere che si sentono e si vedono. Però mi sembra manchi qualcosa alla storia per farla emergere sopra la media. Dello stesso autore ho preferito altri libri. Comunque consigliato.
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14/05/2020 08:13:25
Consiglio a tutti la lettura di questo libro perché è uno dei miei libri preferiti. L’ho letto in un solo giorno. Parla di amicizia, di amore, di giovinezza ma anche del diventare grandi ed affrontare la vita. Bello.
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12/05/2020 17:26:28
bello
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12/05/2020 13:57:48
Una voce credibilissima che ti trascina lungo tutta la narrazione. Ecco, in questo libro di Paolo Giordano un tempo sospeso. C'è la Puglia mentre la giovinezza lascia il posto alla vita adulta. Bello il racconto dei 4 ragazzi tra nostalgia e volontà di emergere. Ottima prova stilistica che mi ha fatto pensare trascinandomi l'universo meraviglioso fatto di parole ed emozioni. Consiglio ampiamente il libro.
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01/05/2020 16:03:12
Brutto. Irritanti i personaggi, intollerabile la loro stupidità . Mi dispiace ma non lo consiglio per nulla. La protagonista non si riscatta nemmeno alla fine, resta prigioniera dell'infatuazione perversa verso l'orrendo Bern, portando avanti proprio un sogno comune che li divise, anziché esserne finalmente libera.
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19/04/2020 11:28:52
Non male come storia, ma a mio parere troppo articolata, senza arrivare al dunque.
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14/04/2020 13:04:14
Un libro emozionante su temi di grande attualità... da leggere tutto d'un fiato
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13/04/2020 10:05:36
Ho letto questo libro in cerca di una conferma e non sono rimasto deluso dalle mie aspettative: Paolo Giordano non ha proprio nulla da dire. Il vuoto cosmico di questo romanzo pasticciato è l’ennesima prova di un autore più che mediocre osannato nei salotti ciarlieri di certa cultura. Scrittura confusa e limacciosa, storia sconclusionata e priva di verve, manifesto di una Letteratura decrepita e asfittica.
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04/12/2019 12:40:02
Ho scelto di leggere questo libro memore di "La solitudine dei numeri primi" che mi era piaciuto molto. Ed in effetti ci ho ritrovato la stessa scrittura fluida e magnetica e la stessa tristezza. Ci ho trovato peró anche troppo dolore che assieme agli estremismi delle esperienze di vita dei protagonisti mi fanno dubitare se consigliare o meno la lettura di questo libro. L' amore, il sesso, il desiderio di avere un figlio, il rispetto per la natura, la fede vengono vissuti in maniera estrema dai personaggi. Dall'inizio alla fine è un dolore che si somma ad altro dolore, un eccesso che viene superato dall'eccesso successivo. Troppo per i miei gusti. Eppure la necessitá di sapere mi ha portato fino alla fine ed è stato proprio il finale a salvare il libro. La scelta di Teresa, che finalmente prende in mano la sua vita, mi ha fatto commuovere.
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07/10/2019 09:45:26
Libro molto bello, coinvolgente ed intenso nella sua fragilità. I personaggi sono definiti da proprie caratteristiche e la storia è ben costruita e densa di colpi di scena.
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03/10/2019 09:29:07
Un romanzo che affronta la giovinezza, il suo totalitarismo e le sue incongruenze.
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24/09/2019 22:39:48
Paolo Giordano è un autore che mi ha sorpreso, avevo letto in passato La solitudine dei numeri primi che non mi era piaciuto per niente anzi l'avevo veramente detestato, invece divorare il cielo si conferma una delle migliori letture del 2018. Parla di un gruppo di ragazzini in Puglia che durante l'estate si ritrovano e le loro vite si intrecciano. Da lì in poi seguiamo cosa succede a questi protagonisti nel percorso di decine d'anni. Infatti parallelamente le loro vite seguiamo anche l'evolversi della storia italiana. Il romanzo prende un tema fondamentale della letteratura molto classico, ovvero la perdita delle illusioni. Perché ognuno dei ragazzi man mano che cresceranno andranno a perdere i propri ideali. Ho adorato la scrittura di Giordano che riesce a creare una una atmosfera quasi notturna. Insomma una lettura assolutamente consigliata!

Due anni fa ho avuto l’onore di partecipare al Premio Strega e il privilegio di farlo senza avere reali possibilità di vittoria, cosa che mi ha permesso di osservare il rito e i suoi effetti con il necessario distacco: nel corso di quei mesi mi colpì in particolare un fatto: quando la favorita era Teresa Ciabatti con La più amata, nella “bolla” del campo letterario, critico ed editoriale, che si allarga fino a blogger e lettori fortissimi, stavano tutti per Paolo Cognetti e Le otto montagne; quando però poi Cognetti ha vinto, sono tornati tutti ciabattiani. Il fatto è tanto più curioso perché si trattava in entrambi i casi di romanzi eccellenti, firmati da autori di solida fama letteraria: pure, la loro stessa letterarietà veniva messa in dubbio non appena si profilava all’orizzonte la possibilità di un successo commerciale. Le stesse persone che si sperticavano in elogi per lo stile icastico e puntuale del Cognetti dei libri minimum fax, ora erano in prima fila ad affibbiare a quello (invero ancora più compiuto) del Cognetti Einaudi e “stregato” la degradante etichetta di midcult.
Devo in effetti l’idea di questo pezzo a un redattore di linus, Ivan Carozzi, che notava come un romanzo solido come Divorare il cielo di Paolo Giordano fosse passato sotto silenzio nella “bolla”.
Ora, è vero che un libro che va in classifica può anche infischiarsene della bolla; pure, Divorare il cielo è talmente superiore, per la forza con cui tiene assieme trame e sottotrame, e per la pura capacità scenografica dell’autore, a tanti più celebrati romanzi usciti nello stesso periodo, da far venire il sospetto che esista, in Italia, uno stigma del successo, sorta di opposto morboso di quella “stairway to stardom” che gira così bene nel mondo anglosassone.
Vanni Santoni

C’è un po’ di tutto in Divorare il cielo. La spensieratezza delle vacanze da adolescenti. La forza struggente di sentimenti capaci di divorare l’anima. I drammi e le contraddizioni di una giovinezza anticonformista. L’eccesso di spiritualità e di una natura vissuta in maniera estrema.
Tutto raccontato con gran ritmo e incontrollata turbolenza emotiva da Teresa.
Dalla regolarità della vita torinese alle rituali vacanze in Puglia. Nuovi legami ed esperienze al limite dell’esoterico. Bern, figlio non figlio, fratello non fratello, tanto inaccessibile da risultare irresistibile. Il fascino misterioso di inconsueti concetti di spiritualità. E l’estremo rispetto per la Natura, prima di tutto.
Poi si cresce. I legami sembrano sgretolarsi per poi tornare a saldarsi in maniera ancor più solida. La masseria al centro di tutto. E ancora quella sorta di rispetto accecante, fin fastidioso, nei confronti dei ritmi della natura; roba che, a confronto, il biodinamico risulta pratica invasiva.
Ma ormai anche la vita di Teresa è diventata quella roba lì. Forse per convinzione, forse per compiacere Bern e i suoi compari. Una simbiosi apparentemente perfetta tra donna, uomo e natura; dov’è quest’ultima, però, a dettare i ritmi.
Vent’anni di Teresa scanditi a ritmo notevole alternando episodi vissuti in prima persona a racconti in flashback; il tutto a comporre un puzzle letterario avvincente e ben congegnato. Personaggi interessanti, quelli che ruotano intorno alle figure di Teresa e Bern. E tanti risvolti amari in una storia sentimentalmente tutt’altro che lineare.
Passa in fretta, il libro di Paolo Giordano, come i bei libri. E lascia in bocca il gusto agrodolce di quando non capisci bene se il finale sia ciò che avresti voluto oppure no. Perché, va bene tutto, ma per fare una cosa del genere non devi essere proprio in quadro…

Sono 430 pagine di scrittura densa, magmatica, questo nuovo romanzo di Paolo Giordano. Una scrittura che scorre lenta e piena sopra la curva degli eventi, tanto da rimanerci invischiati per alcuni giorni.
Quattro protagonisti, una storia suddivisa in tre parti, quasi tutta ambientata in una masseria in Puglia, vicino a Ostuni. Intorno alla vicenda personale dei quattro ragazzi, molte storie più grandi di loro e di noi. Torna al romanzo di formazione Paolo Giordano - dopo aver conquistato una fama fulminea forse effimera con La solitudine dei numeri primi – ma da uomo di scienza prima che di lettere, lo fa con un romanzo intenso e gravido, scritto con la precisione del thriller, dove però il delitto è soltanto la vita comune di quattro ragazzi.
Teresa all’inizio del racconto è una giovanissima studentessa di Torino, che passa le sue vacanze estive nella grande villa di sua nonna, in Puglia. È guardando fuori dalla finestra della sua torre d’avorio che scorge per la prima volta Bern, Nicola e Tommaso. Sono nudi e nuotano nella sua piscina, hanno scavalcato la recinzione di notte, vengono dalla masseria che si trova a poche centinaia di metri da casa sua.
La masseria attrae Teresa come il miele velenoso attira la mosca dell’ulivo. Tra quegli antichi muretti a secco, oltre il tratturo, ci sono Cesare e sua moglie, e poi ci sono di volta in volta ragazzini sempre nuovi, non proprio fratelli tra di loro, ma quasi. Sono i bambini dati in affidamento alla coppia. Nella masseria con Bern, Nicola e Tommaso, Cesare applica alla lettera le sacre scritture e recita lunghi sermoni, obbligando tutti al lavoro nei campi. La masseria è una Chiesa delle origini, un Eden prima che si compia il peccato originale. Almeno finché non arriva tra loro la ribellione.
La storia inizia in questa maniera, come inizia la storia del mondo, con una donna a sconvolgere la tranquillità della natura. E prosegue come prosegue la storia del mondo, tra amore, colpe e tradimenti. Nel mezzo c’è il racconto della vita nei campi coltivati con il metodo biologico, l’utopia di un gruppo di giovani che producono senza consumare risorse idriche o energetiche, c’è l’integralismo di chi difende gli ulivi secolari dalle ruspe, ma anche un’incessante, spossante, avvilente lotta contro la natura ostile: il raccolto rovinato dalla grandine, la Xylella, gli embrioni che non attecchiscono e quelli che invece crescono e si moltiplicano in ventri di ragazze minorenni.
Nel nugolo di queste quattro vite, tutte intrecciate e dipendenti, tutte conficcate l’una nell’altra pur avendo radici sottili e volatili, l’autore riesce a tracciare una storia potente e drammatica. Sin dall’inizio l’odore acre della morte si insinua nel racconto: il giardino dell’Eden ha in sé la gioia e anche il dolore, la benedizione e la dannazione. L’amore è imperfetto, è questo il messaggio più forte che ci restituisce questo romanzo, lo dice bene Paolo Giordano quando la sua riflessione si allarga alla vita di tutti.
Questa volta l’autore estende e approfondisce - portandolo all’estremo - il tema che gli è più caro: la fuga e il rifiuto della società borghese. Per farlo, con Divorare il cielo, arriva dritto fino al ventre del mondo.
Recensione di Annalisa Veraldi
