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"Donne nel primo Novecento" sarebbe un titolo più pertinente per il libro, perché le storie di vita qui raccolte si estendono spesso anche agli anni prima o dopo la Grande Guerra, in particolare per alcune di loro (es. la regina Elena, Eva Kuhn - la madre di Giorgio Amendola -, Angelika Balabanoff e Margherita Sarfatti, le due donne, una socialista e una ex-socialista, che hanno "trasformato" il giovane Mussolini in un leader politico). In altri casi, invece, l'osservazione è concentrata sul ruolo che le donne collettivamente hanno svolto in guerra, come le crocerossine, le portatrici carniche, o le prostitute nei bordelli di guerra. Non c'è uno "standard uniforme" per i vari contributi: in alcuni casi c'è un registro di "finzione" (dichiarata) che prevale sul resoconto storico, e che personalmente non ho apprezzato molto. In generale, colpisce la "mobilitazione" che ha coinvolto tutto il mondo femminile (sia le pacifiste, sia le "nazionaliste", con passaggi dalla prima alla seconda posizione), nonché il collegamento fra il nuovo ruolo che le donne svolgono "grazie" alla guerra, anche quando vi si oppongono, e la rivendicazione crescente da parte loro dello spazio che sono convinte di meritare anche nella società e nella politica. Il femminismo, soprattutto nella versione emancipatoria, sarà il frutto di questo nuovo protagonismo femminile. Ultima notazione, molte di queste "protagoniste" sono sopravvissute fino agli anni Cinquanta e Sessanta, per quanto ne so completamente ignorate o appartate.
Ritratti di donne che per un verso o per l'altro hanno avuto un ruolo nella Grande Guerra.
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