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Anno edizione: 2022
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Libro presentato da Vivian Lamarque nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023
L'elegia poetica del quotidiano, come lente di ingrandimento per ridimensionare lo sguardo sulle necessità dell'uomo. La scoperta di una grande narratrice. Una voce limpida che guida alla sorgente delle storie e le rende universali.
Due sono gli equilibri che occorrono: quello naturale e quello intuitivo. Il primo è la costante rigida intorno alla quale tutto muove: le stagioni, l'erba, gli uomini, i campi, e il secondo credo sia nella capacità di ricredersi, per raccontare con occhi nuovi il tempo delle piccole cose.
Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d'amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: 'fare la muta al cuore', come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla - insieme a una bufera di neve - c'è Nanà, ultima custode di casa, novant'anni portati con tenacia. Levì, l'altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l'una dell'altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l'anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.
Proposto da Vivian Lamarque al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «Proveniente dalla Val Germanasca, Tron ha dato voce alla sua gente e alla sua terra, alla comunità valdese e a un’intera cultura poco conosciuta. In un antico borgo, ora in stato di semi-abbandono, durante una tormenta di neve il ritorno di Adelaide, poche e lontane le luci delle case. Il sottovoce del patois è forte richiamo. Quando risuona, il lettore inizialmente si giova della traduzione come di sottotitoli, col procedere può ignorarli, a fine libro ha imparato una lingua. E ripassato quella remota dei passi nel ghiaccio, tra le case di pietra, e quella della legna che brucia nelle stufe. Scrittura con forza, ricerca personale di una memoria collettiva (per me, leggendo, quella della mia originaria valdesità, ma questo non c’entra). Avrei però titolato diversamente, senza lucciole. E, in patois: Meizoun, casa.»
È la storia di Adelaide che sta passando un brutto periodo, il marito insensibile la trascura.... Lha digerito troppa sofferenza, è stanca e cerca conforto sulle sue montagne dove la cara Nana' le fa conoscere il mondo di anni fa dove una Adelaide ragazzina correva sui prati. Le svela la vita dei compaesani...la guerra, le vite spezzate... Adelaide comprende che ci si innamora in modo istantaneo di qualcosa che ci fa star bene in quel momento....ma superata l'infatuazione iniziale? Un lessico semplice, arricchito da frasi in patois... Un gioiellino che non può non essere letto ❤️
Adelaide, la protagonista, cerca rifugio da un amore che sta naufragando fra le montagne della Val Germanasca, sua terra natia e riparo dalle intemperie della vita frenetica priva di momenti di riflessione e di equilibrio. Ad attenderla trova la novantenne Nanà, custode e guardiana dei ricordi e dei segreti degli abitanti di quel piccolo borgo montanaro che si è oramai spopolato, specialmente ora che anche Levì -amico di Nanà- è ricoverato in una struttura in seguito ad una brutta caduta. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite. “L’equilibrio delle lucciole“, opera prima dell’illustratrice Valeria Tron, è una vera e propria rivelazione letteraria. Un romanzo dal ritmo rilassato e rilassante, cadenzato dall’alternanza delle stagioni climatiche e quelle del cuore, della memoria. Leggere “L’equilibrio delle lucciole” significa rallentare, rigenerarsi ed infine aprirsi nuovamente alla speranza. Nelle vite dei suoi protagonisti, seppur lontani e distanti nello spazio e nel tempo, è possibile ritrovare la matrice fondante che ha tessuto le esistenze di tutti noi. Questo romanzo è casa, focolare, nido in cui rifugiarsi nei momenti di tempesta e nel quale attendere fiduciosi il ritorno del sereno.
Adelaide sta attraversando un momento cupo nella sua vita matrimoniale. Decide di prendersi una pausa e raggiungere le aspre valli della Val Germanasca, un mucchietto di case chiuso in un anfiteatro di montagne. Ritorna al suo paese di origine, la terra che la guardò per la prima volta, che le ha dato un nome, una lingua. Torna per farsi abbracciare dalle sue valli, con la speranza che possano riparare le ferite che si porta addosso dopo il secondo fallimento matrimoniale. Questi luoghi remoti, ma da un fascino fiabesco, possono riconsegnarla al mondo, con meno paure addosso e più fiducia verso il futuro. Ad aspettare Adelaide c'è Nanà, un' anziana montanara di novant'anni di antica saggezza, una donna forte e fiera. Levi, l'amico di sempre di Nanà, con il quale si tengono in compagnia in questa borgo isolato è ricoverato presso l'ospedale a causa di una frattura. Allontanato dalla sua 'casa', Levi si rlnchiude in un preoccupante mutismo. Adelaide cercherà di prendere la situazione in mano e con l'occasione conoscerà l'infermiere Daniele con il quale condividono lo stesso smisurato amore per queste valli incantate. L'amicizia di Daniele e Adelainde si trasforma in una storia d'amore che si intreccia tra i ricordi passati di un altro amore, quello di Levì e Lena. Un grande amore che venne separato durante la seconda guerra mondiale ma che tuttora è unito da un forte legame che scalfisce il tempo, e ritorna alla memoria indissolubilmente dalle lettere e diari che risalgono nel periodo della guerra. Nanà, custode di segreti e vite di borgate è il punto di forza del romanzo, rappresenta la speranza quella a cui Adelaide si aggrapperà per cercare la sua 'casa' interiore'. Nanà è un oracolo di saggezza, e distribuisce pagina dopo pagina perle di lezioni di vita, leggende e proverbi delle tradizioni montane. Moltissime le citazioni e .... .... continua nella 𝑷𝒂𝒈𝒊𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒔𝒕𝒂𝒈𝒓𝒂𝒎 @𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆.𝒄𝒐𝒏.𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂
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