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Un crinale scosceso che conduce lentamente al centro delle passioni, un viaggio attraverso i ricordi, verso l'Eros. è sempre scritto con la lettera maiuscola, l'Eros, in questo secondo volume dedicato all'amore carnale di Alberto Bevilacqua. Un percorso iniziatico che parte dalla conversazione tra due amanti medievali, per finire nell'Africa delle bambine sfruttate. Lui dice a lei «Il sesso non arriva all'erotismo se non ha un'anima, anche piccola, anche un soffio, un raggio d'anima».
Alberto Bevilacqua lo chiarisce sin dalle prime righe: «L'Eros è un modo di ricordare insieme identità memorabili». E grandiose, aggiungiamo. Ed è proprio attraverso le tappe dei ricordi che si snoda questo viaggio tra i sentieri dell'Eros. Si passa dall'infanzia dello scrittore, trascorsa al fianco di una madre gitana, per proseguire con gli anni indecisi dell'adolescenza e delle prime sperimentazioni. La maturità coincide con la scoperta del mondo femminile e con la segreta ambizione di decifrarne la complessità, coincide con la presenza di Eros in ogni situazione della vita.
Si scopre così che l'Eros può apparire improvviso, a un semaforo, per le strade di Parma, così come può presentarsi quando meno te l'aspetti, furtivamente, in confessionale. C'è quello che scaturisce dal desiderio di vendetta, e quello che si spinge fino alla voglia di uccidere. C'è l'Eros spossato dei pomeriggi in albergo e quello che acceca, come un tradimento. Ma c'è anche l'estremo squallore dei bassifondi della periferia romana, dove l'amore non ha nulla a che fare con il ricordo e la fascinazione. Anche la solitudine si può incontrare lungo le tappe di questo viaggio, insieme all'indecenza, ai sogni, ai film di Romy Schneider e alle chicas di Pedro Almodóvar.
Alla fine del percorso, lungo i sentieri africani, Alberto Bevilacqua non è più "un viaggiatore incantato". Lasciate le ossessioni a condire i ricordi del passato, trattiene solo un sentimentalismo pieno di amarezza. La sua ultima amante, Mara, «galleggia sulla sua disperazione come un fiore acquatico», lei descrive gli squallidi ambienti in cui si esibisce come se parlasse dell'Italia «precipitata nell'inerzia civile e nel caos sessuale; un'Italia che si è spinta al di là delle luci rosse come ha superato le spie rosse dell'emergenza sociale».
Naturalmente la morale bisognerà rifuggirla, durante la lettura, ma la scrittura ricca di fascino, di immagini struggenti e vivide, non può che trascinarci giù, fino in fondo, fino all'ultima pagina.
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