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Caratterizzato da personaggi ben definiti, spesso immersi in un'atmosfera opprimente e malsana, questo libro torrenziale, bulimico, incontinente, talvolta poco tollerabile, ha il grande pregio di catturare il lettore: una volta iniziato, non si riesce a smettere di leggerlo. E' potente, pieno di colpi di scena, con una struttura a specchio e a incastri che cattura e non ti molla fino alla fine; detesti la storia, detesti i personaggi ma non te ne sai staccare. Anche se l'autrice non si decide; non sa se buttarsi sul thriller, sul romanzo psicologico, sul ritratto generazionale, sul feuilleton, sul romanzo di formazione, sulla piece teatrale. E quindi finisce per fare un gran bel minestrone. In sostanza, tre cose premono, alla Groff: dimostrare che non si può mai dire di conoscere davvero nessuno,nemmeno le persone più intime; descrivere il personaggio maschile come una brava persona: un genio sì, ma anche e soprattutto una brava persona. E farci capire che la protagonista sarà cattiva sì, ma non troppo. Anzi, in fondo in fondo, poverina, pure lei,vittima del fato cinico e baro, è buona di cuore. Però, ma quanto si amerà, questa scrittrice, quanto le piacerà pavoneggiarsi e fare la ruota. E che vera, singolare, fissazione ha per gli odori, soprattutto corporei. E quanti termini dotti usa (in tutte le lingue!), quanti nomi di piante esotiche e di pietanze altrettanto eccentriche sparge, come petali di rosa, su di noi, poveri lettori, ignoranti, attoniti e un po' irritati. Ecco, sì, è abbastanza brava ma se le manca qualcosa è proprio il meraviglioso dono della semplicità, Che però non è da tutti, e non è sicuramente il pregio principale di una scrittrice che vuole a tutti i costi strappare l'applauso e che fa dell' artificiosità più smaccata la sua cifra stilistica. Ma poi, ecco, finalmente, la sofferenza (ehm, pardon), il libro finisce, siamo venuti a capo dell'intreccio, la pièce è conclusa, Signore e Signori, sipario. Applausi. Applausi?!.....
Si gioca a tetherball, ci sono i fiori di phlox, il letto ungueale, l’odore di cordovano, i campi di mennoniti, la poesia ecfrastica, l’investigatrice privata, biondina lei sì veramente sexy. Il libro della Groff è di una promettente esordiente al suo terzo romanzo e qualche piccola chicca la dispensa. A me è piaciuto molto il passaggio “Aveva mani stupende, simili a piccoli gufi.”
Splendida storia di una copia, Americana: Mathilde e Lancelot detto Lotto, aparentemente indistruttibile, felice e pienamente realizzata! In primis il romanzo narra sulle vicende della copia, vista dall'angolo dedicato a lui; copia che lotta per fare sopravvivere il loro amore, in povertà ed scarsità; lui artista istrionico ed egocentrico in perenne lotta per diventare l'attore di fama che crede di essere, con risultati mediocri. Si descrive Mathilde, una donna, umile ed schiva, sempre al suo fianco, in sordina, in disparte, misteriosa, con una impetuosa voglia di aiutarlo a sbarcare il lunario, con grande fiduccia nelle sue capacità artistiche prima e drammaturghe poi... Nella seconda parte del romanzo, la luce si sposta su di lei Mathilde, sul suo triste pasato, sul perché del loro incontro, sulle sue potenzialità come scrittrice, sulle dolorose e intricate vicende vissute d'ambedue prima del loro incontro... La grandezza di questo scritto di Lauren Groff, sta nello stile narrativo, una storia raccontate due volte, prima dal punto di vista di Lotto dove ci si evidenzia una Mathilde velata, invisibile, positiva, collaborativa, sacrificata... un Angelo... Nella seconda narrazione, si racconta la trama con lui Lancelot assente, tutte le vicende fra di loro, vengono di nuovo narrate dal punto di vista di Mathilde, la loro storia si ribalta, il suo passato viene develato, lei senza veli e quasi irriconoscibile, forte, inaspettata... un Demonietto... Non mancano dei colpi di scena! Lento, moderno, logorroico, poetico, romantico.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Fato e furia è la storia di Mathilde e Lancelot, detto Lotto. Mathilde e Lotto sono giovani quando decidono di sposarsi, sono belli, hanno tutta la vita davanti. Contrariamente a tutti i pronostici, la coppia è indistruttibile. Entrambi si sono sentiti rifiutati dalle loro rispettive famiglie e riusciranno nel difficile compito di far durare la loro. Crescono insieme, con Mathilde che partecipa in silenzio ai successi artistici del marito diventato drammaturgo, e sopporta il suo narcisismo. Per buona parte del romanzo lo spazio narrativo è quello della New York degli artisti e dei creativi, un mondo di persone determinate, egocentriche, che distruggono e vengono a loro volta distrutte. Un mondo, quello dell’arte, che viene indagato, sviscerato, fatto a pezzi e ricostruito e che sarà la causa di molti litigi tra Mathilde, che “si sentiva indegna dell’amore di una sola persona”, e Lotto, che “voleva l’amore di tutti”. Poi c’è il “tanfo umido della Florida centrale” dove Lotto è cresciuto e dove la madre, prima di sposarsi, aveva lavorato per anni come sirena in carne e ossa, nel parco di Weeki Wachee, vicino a Tampa. E ci sono i sobborghi di New York, dove Mathilde e Lotto si rifugeranno in età adulta. Se la prima parte del romanzo vede la protagonista femminile un po’ in disparte, come se davvero le donne, nelle opere di finzione, fossero “sempre definite dalle loro relazioni”, nella seconda parte questo schema viene ribaltato e la narrazione ci offre uno scorcio su quel personaggio volitivo, sensibile e impenetrabile che è Mathilde. Stilisticamente, dunque, abbiamo un narratore onnisciente che prima ci racconta il mondo secondo un personaggio, Lotto, e poi lo capovolge e ci mostra come tutto quello che è già stato raccontato possa essere raccontato di nuovo, ancora e ancora. Infine, intervallano la narrazione degli incisi tra parentesi quadre, come nel passo seguente: “Il sesso come ribellione contro il modo in cui le cose dovrebbero essere [Vi suona familiare? Lo è. Non c’è storia più comune sulla terra]”. La voce narrante viene quindi controbilanciata da un’altra voce, più schietta, più sincera, priva cioè di quell’artificio che inevitabilmente si associa al narratore onnisciente. Ed è grazie a questi accorgimenti che si rivela il talento di Lauren Groff: un’autrice che sebbene sia finita sotto i riflettori solo ora, ha già alle spalle altri due romanzi. Dice Groff, mimetizzata tra le parentesi quadre: “le vite degli altri si ricompongono per frammenti”. Ed è questo Fato e furia: una delicata danza di voci, di contraddizioni e d‘impressioni che a poco a poco, frammento dopo frammento, ci ricordano la complicata bellezza dell’essere umano.
Recensione di Virginia Pignagnoli
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