"Propr. U. Kierspe, attore tedesco. Nasce in circostanze rocambolesche (cinematografiche, verrebbe da dire) durante un bombardamento aereo in piena seconda guerra mondiale, e capisce da subito che la vita ordinaria non fa per lui: impiegato in una società di assicurazione, operaio alla catena di montaggio della Ford, decide di andare a Londra e diventare attore, non prima di aver vissuto una tormentata relazione con R.W. Fassbinder (per il quale sarà attore anni dopo in 5 film, tra cui La terza generazione, 1979, e Lili Marleen, 1981). Fin dagli inizi il cinema lo impiega in ruoli inquietanti, ambigui, se non apertamente orrorifici – il volto pallidissimo, quasi esangue, con gli occhi di un freddo glaciale, la forma del viso quasi animalesca eppure aristocratica – in una serie B (è il giovane inquisitore nel violentissimo La tortura delle vergini, 1970, di M. Armstrong), senza limiti produttivi e geografici, dove l’exploitation a volte flirta con l’arte pop (il perverso protagonista de La stagione dei sensi, 1969, di M. Franciosa, ma anche lo scandaloso Histoire d’O, 1975, di J. Jaeckin). Gli tocca quasi sempre il ruolo del vampiro (dal cult Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete, 1974, realizzato con il gemello Il mostro è in tavola… barone Frankenstein, 1973, da P. Morrissey in Italia con i capitali di C. Ponti, la benedizione di A. Warhol e una supervisione tecnica di A. Margheriti; fino al supereroistico Blade, 1998, di S. Norrington), anche se almeno una volta ne è vittima (delle sexy vampire aliene di Spermula, 1975, C. Matton); per W. Borowczyk è Jack lo squartatore in Lulù (1980) e il dottor Jekyll sessualmente polimorfo di Nel profondo del delirio (1981) mentre D. Argento lo vuole in 2 titoli su 3 della sua trilogia alchemica (Suspiria, 1977, e La terza madre, 2007). Da Epidemic (1987) in poi, inizia un sodalizio privilegiato con L. von Trier, con piccoli ruoli in quasi ogni suo film (anche curiosi: nel serial tv The Kingdom - Il regno, 1994, è contemporaneamente il diavolo e il suo mostruoso figlio, un neonato con il volto adulto) e la partecipazione all’ambizioso progetto di film in progress, girato a pezzi e bocconi ogni anno, per oltre un trentennio fino al 2024. Anche Hollywood lo scopre come caratterista per griffare un’infinita teoria di horror di serie B, mentre la sua fama di attore di culto gli guadagna illustri convocazioni dal cinema d’autore (per es. G. Van Sant in Belli e dannati, 1991 e in Cowgirls - Il nuovo sesso, 1993)."